Regia di Joel Coen vedi scheda film
Ed Crane è un barbiere di mezza età di Santa Rosa, in California. Trascorre le giornate tra il suo noioso lavoro ed un altrettanto noioso rapporto coniugale con la moglie Doris, della quale sospetta l'infedeltà. Immagina, infatti, che la donna lo tradisca con il dinamico e loquace datore di lavoro, "Big Dave", gestore di un grande magazzino. Volendo dare una svolta alla sua vita, cede alle lusinghe di Tolliver, un suo cliente, il quale gli prospetta d'investire nel nascente business del lavaggio a secco. Occorre una grande somma di denaro, ed il protagonista ha l'idea di procurarseli, ricattando ma rimanendo anonimo, "Big Dave". Questa scelta causa la sua ed altrui rovina. "L'Uomo Che Non C'era" è diretto da Joel Coen e sceneggiato da quest'ultimo e dal fratello Ethan, i quali traggono ispirazione da linguaggio e tematiche propri del cinema noir. Sotto l'aspetto estetico, colpisce indubbiamente la scelta di girare il film in bianco e nero, prediligendo le tonalità più vicine a quest'ultimo colore, complice il gran numero di sequenze girate in interni. Atmosfere nitide, ma scure, inducono nello spettatore sensazioni d'inquietitudine, presagi di tragedia imminente. In prima persona, Ed Crane ricostruisce un'intricata vicenda di personaggi coinvolti in meccanismi da loro stessi innescati, i quali, intrecciandosi con elementi caratterizzanti la società dell'epoca, si rivelano trappole mortali. La cura delle apparenze e l'importanza del denaro - grazie al quale sembra molto facile poter orientare le scelte del sistema giudiziario - s'intrecciano ad avidità, ambizione, rimpianti. Alla base di tutto è una fondamentale colpa di Ed Crane, un "semplice barbiere", per altro, neppure proprietario della bottega dove lavora: quella di voler cambiare la propria condizione. egli è un uomo che ha sempre avuto un atteggiamento passivo nei confronti della vita. Dimesso, silenzioso, si è trovato quasi per caso a svolgere il proprio mestiere; è finito sposato con Doris, proprio in virtù della sua remissività. Immagina che la donna lo tradisca, ma, per quieto vivere, non l'affronta; questo fatto, tuttavia, non impedisce che in lui cresca l'insoddisfazione, acuita dal fatto di non aver avuto figli. Tutto ciò, da un lato, lo spinge a legarsi alla giovane Birdy, adolescente figlia di un avvocato amico di famiglia, della quale il protagonista sopravvaluta le capacità artistiche; da un altro, l'invita a sfruttare l'occasione offerta da Tolliver, con conseguenze disastrose. Dopo aver ucciso un uomo, seppur per legittima difesa, essere stato causa indiretta della morte di altre due persone, aver condotto alla rovina economica il cognato - suo datore di lavoro - e sè stesso, Ed è condannato alla sedia elettrica per un omicidio che non ha commesso. Cessata la fiducia in ogni aspetto della vita - anche l'innocenza del rapporto con Birdy si rivela un'illusione - e nuovamente schiacciato nella propria passività - neppure l'apparizione di un disco volante, reale od onirica che sia, lo scuote - mostra serenità all'approssimarsi della morte, una sensazione trasmessa allo spettatore dalla scelta di rappresentare in bianco il locale dove lo attende al boia. Spera in un aldilà di pace, idealizzando un ricongiungimento con Doris. Ottima interpretazione per Billy Bob Thornton nei panni di Ed Crane, perennemente con la sigaretta in bocca, compassato, poco appariscente; rileviamo la presenza di Frances McDormand (Doris) e Scarlett Johansson (Birdy). La narrazione è pervasa da una macabra ironia, la qual cosa lascia intendere inizialmente che essa finirà per prevarele. Ma non è così; tale elemento rende anzi più dolorosa la conclusione, poichè le parole che il protagonista proferisce in prima persona lasciano intendere che egli l'abbia subita, sotto forma dell'assurdità della vicenda. Il ritmo è molto lento, ma la tensione si mantiene costante. La trama è coerente, non rilevo alcuna mancanza. S'intravedono nell'opera temi cari ai Fratelli Coen, quali il nichilismo e la negazione del "sogno americano", almeno per il protagonista, vittima di una sorte beffarda e crudele che lo attende nel momento in cui tenta di prendere, dopo tanti anni, in mano la propria vita. Sebbene non lo ritenga accessibile a tutti, in virtù della scelte di stile, che potrebbero attrarre sugli autori "accuse" di manierismo, ho apprezzato questo film tanto per la sceneggiatura, in grado di esporre con nitidezza una specifica prospettiva sulle dinamiche umane, quanto per un'ottima caratterizzazione ed interpretazione del protagonista.
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