Regia di Joel Coen vedi scheda film
Per molti dei migliori registi del cinema americano contemporaneo, la tentazione di tornare alle radici del genere Noir è stata fortissima, e anche i fratelli Coen vi hanno ceduto. "L'uomo che non c'era" è uno dei loro film più integralmente pessimisti, tanto da sfociare in una visione filosofica nichilista, ed è del tutto omogeneo con il resto della loro opera. Mi verrebbe da dire che le qualità più evidenti del film sono soprattutto due: la magistrale interpretazione spoglia e neutra di Billy Bob Thornton del suo barbiere Ed Crane, sconfitto da una fatalità più forte di qualsiasi progetto per arricchirsi e uscire dal grigiore di una vita grama, e la sontuosa fotografia in bianco e nero di Roger Deakins, da apprezzare principalmente sul grande schermo. Il pessimismo dei Coen guarda al Noir classico (l'avvocato interpretato da Tony Shalhoub si chiama Riedenschneider come uno dei protagonisti di "Giungla d'asfalto" di Huston), ma ha anche radici europee, e a mio parere riprende molto da Kafka, oltre che dal principio di indeterminazione di Heisenberg, esplicitamente citato nella scena in cui l'avvocato cerca una pista efficace per la difesa. Fra gli altri attori, Frances Mac Dormand è naturalmente una garanzia essendo la moglie di uno dei due fratelli (chi ricorda fra voi di quale?), ma risulta ottimo anche James Gandolfini nel ruolo insolito del viscido Big Dave, bravo il citato Shalhoub e non male Scarlett Johansson (anche se mi è sembrato un po forzato l'approccio sessuale in macchina che determina l'incidente nel pre-finale). Nel complesso un film di impressionante coerenza stilistica, che potrebbe sembrare un po' troppo "costruito a tavolino" nel suo citazionismo e nei calcolati grovigli dell'intreccio, ma resta una delle prove più ammirevoli di regia dei Coen.
Voto 9/10
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