Regia di Joel Coen vedi scheda film
L’uomo che non c’era, che non c’è mai stato, affogato in una cittadina di provincia, incolore, faccia spenta, per sempre secondo nel negozio di barbiere dove lavora, è lo straordinario Billy Bob Thornton, invecchiato, dimesso, intristito dai fratelli Coen in vena di anni ’40. Non il passato affannoso ma comunque solare di “Fratello, dove sei?”: questi anni ’40 sono meticolosamente virati al nero, segnati più che dalla povertà da uno strisciante squallore esistenziale, dalle frustrazioni infinite di una petulante vita piccolo borghese. Il barbiere, allora, si trova invischiato in un gioco più grande di lui, come accadeva nei romanzi di James M. Cain (alle cui suggestioni i Coen si sono esplicitamente ispirati), nei film di Fritz Lang e di Robert Siodmak. Atmosfere, inquietudini, tristezze sono meticolosamente ricostruite dalla fotografia in bianco e nero di Roger Deakins, dai tagli di luce che forano il buio e il grigio dilaganti. E la cadenza inevitabile del destino è sottolineata (come nella “Fiamma del peccato” di Wilder) dalla voce narrante del protagonista, quieta, smorta, rassegnata. In fondo, cercava solo «un qualche tipo di fuga, un qualche tipo di pace». Sottotono, molto raffinato e desolato.
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