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L'uomo che non c'era

Regia di Joel Coen vedi scheda film

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La recensione su L'uomo che non c'era

di Peppe Comune
9 stelle

Ed Crane (Billy Bob Thorton) fa il barbiere nel negozio di proprietà del cognato (Michael Badalucco), è un tipo taciturno e non ama troppo la compagnia di altre persone. Scopre che la moglie (Frances McDormand) ha una relazione col suo datore di lavoro (James Gandolfini), il ricco proprietario di un lussuoso negozio d'abbigliamento. Non ne fa una tragedia, anzi, questo fatto sembra agitare un pò la sonnacchiosa monotonia in cui da tempo è sprofondata la sua vita, così, quando un certo Craighton Tolliver (Jon Polito) si presenta accidentalmente al negozio e accenna al fatto  che gli servirebbe un finanziatore per introdursi nel "dorato" business del lavaggio a secco, Ed decide di ricattare anonimamente James sulla relazione extraconiugale con sua moglie per reperire i diecimila dollari necessari per entrare nell'affare. Gli sembra l'occasione che può cambiare in meglio il corso della sua vita e non immagina di aver messo involontariamente in moto una tragica catena di eventi funesti.

 

Billy Bob Thornton

L'uomo che non c'era (2001): Billy Bob Thornton

 

"L' uomo che non c'era" è un finto noir (in un bianco e nero splenditamente fotografato da Roger Deakins) catapultato direttamente negli anni quaranta, con un occhio che guarda alla Hollywood coeva ("La fiamma del peccato", "Il grande sonno") e un'altro puntato sull'ironica delineazione dell'avidità umana. Siamo a Santa Rosa, in California, una cittadina cavalcata dall'ottimismo economico e spinto nel ventre dolce del "sogno americano", teatro di una sinfonia in nero tutta giocata sulla smania di ogni personaggio di questa triste storia di conquistare il proprio posto al sole, dove i vicendevoli interessi personali si incontrano e si intrecciano l'un l'altro, listando a lutto quanto resta delle rispettive esistenze. Ed Craine è l'uomo qualunque inghiottito nel grigiore della routine quotidiana, l'emblema della persona a tal punto schiacciato dal peso avvilente delle convenzionali incombenze coniugali (lavoro, casa, chiesa, visita parenti), da scoprirsi senza neanche accorgersene incapace di ribellarsi alla lenta e inesorabile anestetizzazione di ogni slancio emotivo. Per una società che etichetta come falliti chiunque non abbia un ingente conto in banca e un attività in proprio, un garzone di barbiere come Ed Crane è semplicemente un fantasma, un'entità a cui nessuno presta particolare attenzione, sempre secondo a qualcuno, sul lavoro come in famiglia, nel bene e nel male, e sempre con le carte sbagliate in mano. Uno di quelli a cui non sembra vero che un occasione propizia sosti proprio davanti alla sua porta, ad offrire l'agognata via d'uscita, ad armare la voglia di non farla scappare ancora una volta e tentare un gioco baro con la sorte. Ed Crane ha sempre finto per viltà, non gli resta che continuare a farlo, per se stesso questa volta, per non far capire di aver scompaginato i piani di tutti, per tentare di giocarsi al meglio la sua mano, per non farsi trovare impreparato nel caso si trasformasse dal fantasma raccoglitore di capelli che è sempre stato all'uomo assoggettato al pubblico giudizio. Nel cinema dei fratelli Coen il pretesto del ricatto viene usato spesso ("Bloody Simple", "Fargo","Il grande Lebowsky") per far entrare in rotta di collisione mondi tra loro lontanissimi, per far avvicinare chi detta le regole del gioco e chi le subisce, chi ha potere e chi ne è alienato. Chi ha la peggio sono sempre i secondi, sempre fuori posto in un mondo dilaniato dalla sete di danaro. E' sempre il caso a scompaginare i loro piani improvvisati e c'è sempre un imprevedibile concatenazione di eventi che interviene a far emergere particolari che non si erano presi nella dovuta considerazione, ad offrire una chiara connotazione sociale allo spirito di rivalsa di questi semplici comparse nel teatro della vita. Il cinema dei Coen è seriamente "kafkiano" e ironicamente filosofico. E "L'uomo che non c'era" è un altro capolavoro.

 

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