Regia di Joel Coen vedi scheda film
Forse non è neppure il mito dei soldi a mettere in moto il mite barbiere Crane, verso un intrigo senza via d’uscita. Probabilmente è la noia, la voglia di condurre un’impresa in prima persona, il desiderio di rivalsa nei confronti della moglie, contabile di un’azienda di confezioni, e del titolare della stessa, sospettati di intrattenere una relazione, o forse è soltanto la necessità di sottrarsi alla logorrea del cognato, titolare della bottega di barbiere. Basti dire che, fatto salvo qualche non necessario diversivo, come la ragazzina che suona il piano (Scarlett Johansson), i fratelli Coen hanno fatto un altro bel film avvincente ed intelligente, offerto con le tonalità di un bianco e nero di derivazione espressionista. In fin dei conti, è una non banale denuncia del marcio che sta alla base del capitalismo americano: la ditta di confezioni trucca i bilanci, l’impresa di lavanderia nasce sulla spinta di un ricatto, mentre soltanto la barberia è frutto del lavoro dei titolari, ma è subito in balia delle banche. E poi, forse, siamo tutti in una macchinazione ordita dagli extraterrestri. Ottimo Billy Bob Thornton e tutti i comprimari, soprattutto gli italoamericani.
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