Regia di Manuel Gómez Pereira vedi scheda film
A chi può venire in mente di fare una commedia sofisticata su tre tenori, i loro tonfi, successi, rivalità e amori, facendoli interpretare a George Hamilton “Coppertone” (l’unico attore nato abbronzato e l’unico vampiro della storia con tintarella) e a Danny Aiello e Joe Mantegna che parlano un inglese come quello del traduttore elettronico di Palazzo Chigi? (Particolare che, ahimè, si perderà con il doppiaggio). Solo a un pazzo o al John Landis dei bei tempi. Infatti, i primi 10 minuti di “Off Key”, con i tre che cantano “Guadalajara” in sombrero a Città del Messico, pare la parodia di “I tre amigos”, che era già una parodia. Poi, purtroppo, il regista Manuel Gómez Pereira si mette in mente di fare una commedia alla Blake Edwards e porta i tre, con mogli, amanti e figli, in un villone in Francia, ad aprire e chiudere porte su stanze da letto, bisticci e vanità personali. E scivola nel disastro: zero senso del ritmo, situazioni da pochade di serie B, impianto visivo da soap. Si attendono con ansia, per ridere un po’, i numeri musicali successivi. Ma sono pochi e non valgono la comicità involontaria del primo.
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