Regia di Fabio Carpi vedi scheda film
Un anziano scrittore svizzero vince il Nobel per la letteratura e decide di andare in Svezia a ritirarlo in macchina. Durante il viaggio si fa accompagnare da un giovane giornalista, con il quale affronta una lunga chiacchierata.
Pellicola firmata da un autore poco attivo come regista (questa è la decima e penultima regia di Fabio Carpi), ma piuttosto noto in veste di sceneggiatore, Nobel è un'opera programmatica e didascalica che soffre di scarsa aderenza alla realtà, troppo scritta per essere girata, data in pasto alle immagini. Onore al merito del copione, ma è inevitabile attribuire demeriti alla trasposizione sullo schermo: Carpi sa esattamente ciò che vuole, ma non si premura di conferirgli una forma visuale accattivante, limitandosi a porre lo spettatore davanti a tonnellate di dialoghi più o meno retorici infilati alla bell'e meglio in una trama nella quale mancano le idee (anche l'omaggio al cinema dei vecchi tempi, verso la fine, segue questa traccia sonnolenta e raccogliticcia). Pochi gli snodi narrativi sensibili, pressochè nulli i colpi di scena, l'azione latita e il rischio principale del film diviene così quello di apparire come un cumulo di chiacchiere vacue sui massimi sistemi, compreso il presunto calembour geniale in chiusura, che trasforma il premio Nobel in IgNobel (peccato che i premi IgNobel esistessero già da un decennio; la loro prima edizione è stata infatti nel 1991). Al di là della boutade, però, prevale nettamente la malinconia, il senso di declino senile, sull'ironia che pure in fondo alla storia può ritrovarsi; bene la coppia di protagonisti, formata dal francese Stanislas Merhar e dall'argentino Hector Alterio, con a fianco - fra gli altri - Giovanna Mezzogiorno, Otto Tausig, Katja Riemann e Mari Torocsik. Fotografia di Fabio Cianchetti, scenografie di Amedeo Fago: nulla da eccepire sulla confezione in sè. 3,5/10.
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