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Gran Turismo - La storia di un sogno impossibile

Regia di Neill Blomkamp vedi scheda film

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La recensione su Gran Turismo - La storia di un sogno impossibile

di YellowBastard
6 stelle

Nuova pellicola firmata da PlayStation Productions che, dopo il non proprio riuscitissimo Uncharted con Tom Holland, si allontana da avventure (inverosimilmente) esotiche e da combattimenti (impropriamente) spettacolari per concentrarsi invece su un’altra IP storica di Sony, e avventurandosi per toni e atmosfere in qualcosa di completamente differente.

 

Infatti la maggior parte di film e serie TV legate ai videogiochi tendono a rivisitarne protagonisti e trame per un adattamento quasi fisiologico del prodotto in esame (vedi il già menzionato Uncharted) mentre solo occasionalmente si dedicano invece al dietro alle quinte o a racconti comunque laterali al soggetto in esame (vedi in questo senso il recente Tetris su Apple TV) ed è proprio in quest’ultima casistica che rientra Gran Turismo, storia che ricostruisce le vicende legate a Jann Mardenborough, giovane appassionato della serie targata Polyphony Digital e campione di ESports che, nel 2011, dopo essersi aggiudicato un posto alla GT Accademy e aver vinto il contest, si aggiudicò un contratto come pilota professionista per la Nissan.

 

Box Office France] Gran Turismo patine au démarrage – SeriesDeFilms

 

Proprio questo sogno divenuto realtà è al centro di questa apologia morandiana (“Uno su mille ce la fa”) scritta da Jason Hall (American Sniper, Thank You for Your Service, Il potere dei soldi, Toy Boy) & Zach Baylin (Creed III e Una famiglia vincente - King Richard) e diretta da Neill Blomkamp (District 9, Elysium, Humandroid) per un dramma sportivo prettamente classico, in puro stile Rocky, come ammesso dallo stesso regista sudafricano naturalizzato canadese (“Leggendo la sceneggiatura ho sperimentato la medesima sensazione che provavo da bambino davanti a drammi sportivi come Rocky, e per quanto possibile ho voluto provare a fare lo stesso"), pellicole dove il campione predestinato affronta tutte le tappe caratteristiche del “cammino dell’eroe” ma in ambientazione sportiva, dai primi passi tra i pregiudizi e gli sberleffi di tutti (familiari compresi), con un mentore “falso” burbero (il cui rapporto è quello meglio costruito nel film, anche perché l’unico sviluppato sul serio) e il classicissimo “training montage”, fino all’inevitabile crisi e successiva resurrezione (ovviamente sportiva), come non mancano poi gli antagonisti, da quello che diventa poi fedele compagno d’avventura a quello boriosamente odioso, o la fidanzata predestinata per concludere infine con il trionfo finale, tutti punti fermi del genere che da un lato impediscono a Gran Turismo di finire fuori pista (battutona!) ma dall’altra ne blocca ogni potenziale sviluppo, prendendo in considerazioni pochissime variazioni sul tema per un film complessivamente efficiente ma anche scolastico e ampiamente prevedibile.

In questo la pellicola appare quindi piuttosto stucchevole e banale, che sfrutta fatti di cronaca (l’incidente al Nurburgring che coinvolse Mardenborough) per creare il dramma emotivo e il conseguente ineffabile (e telefonatissimo) riscatto sportivo.

 

Gran Turismo: il primo trailer del film è pronto a commuoverti

 

Nonostante la maestria di Blomkamp il film risulta quindi una sequela di loghi e di prevedibilità, tra tappe scontatissime presumibilmente vere (o almeno verosimili) ma che si sviluppano a un livello molto superficiale nonostante immagini ben girate ma che si limitano a una pellicola che è un enorme “omaggio” non tanto alle corse automobilistiche quanto piuttosto al franchise creato da Polyphony Digital e per quanto, data la natura del progetto, era qualcosa da aspettarsi era altresì lecito sperare in qualche cosa di più che non soltanto il carisma di un cast solido ed efficace e una buona (ma non ottima) cornice visiva.

In questo senso quella di Sony Pictures si può definire un’operazione perfettamente riuscita, seppur non esente da qualche difetto.

 

Eppure, nonostante tutto, la pellicola funzione e si lascia comunque guardare, merito soprattutto del cast capitanato da David Harbour (soprattutto) e da un redivivo Orlando Bloom (ma in un personaggio molto più defilato), entrambi personaggi di fantasia ma se nel caso di Danny Moore, team manager affidato a Bloom, rimanda direttamente a Darren Cox, il fondatore della GT Academy, per quello del burbero istruttore di Harbor non esistono riscontri se non nel classico archetipo cinematografico del mentore alla Obi-Wan Kenobi, l’ex-eroe che ha smarrito la via e che vede il proprio riscatto legarsi al successo del suo pupillo, dimostrandosi comunque piuttosto efficace, nonostante certi eccessi (o forse proprio grazie a questi?) di scrittura, a prescindere dalla veridicità dei fatti (che a questo punto ritengo abbastanza forzati). 

Oltre al giovane Archie Madekwe nel ruolo di protagonista del cast fanno parte anche Djimon Hounsou, una rediviva Geri Halliwell in Horner, ex-Spice Girl nella vita legata sentimentale a Christian Horner, team principal della scuderia Red Bull di Formula 1 (il chè spiegerebbe la sua presenza nel film) e da Darren Barnet, Josha Stradowski, Emelia Hartford, Pepe Barroso e Nikhil Parmar.

 

Il nuovo trailer di Gran Turismo: La storia di un sogno impossibile

 

In definitiva non ci troviamo certamente di fronte al miglior dramma sportivo degli ultimi anni (a riguardo Rush e Le Mans '66 - La grande sfida sono sicuramente di un altro livello) ma, al netto di eccessivi manierismi, qualche forzatura e di evidentissimi compromessi di marketing, Gran Turismo mantiene comunque una sua dignità e riesce a tagliare, seppur a fatica, il traguardo, anche se non nelle primissime posizioni.

Ci si può anche accontentare.

 

VOTO: 6,5

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