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The Shrouds

Regia di David Cronenberg vedi scheda film

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La recensione su The Shrouds

di port cros
5 stelle

 

77° FESTIVAL DI CANNES 2024 – IN CONCORSO 

 

Horror/thriller macabro, The Shrouds (i sudari) ci mostra un produttore di video industriali (Vicent Cassel), alter ego del regista David Cronenberg anche nell'aspetto, affrontare il trauma della morte della moglie facendola seppellire all'interno di un inusitato cimitero high-tech di sua ideazione, dove ogni tomba è dotata di uno speciale sudario dotato di videocamera che permette di seguire, dallo schermo installato sulla lapide, il processo di decomposizione del cadavere. Per non farsi mancar nulla, all'interno del cimitero l'uomo ha anche aperto un ristorante, dove ha l'ardire di organizzare il primo appuntamento con una possibile nuova compagna, che rimane comprensibilmente scioccata.

 

Nel suo ultimo film, il body horror del regista canadese tocca e supera una nuova frontiera dell'obbrobrio, quella della decomposizione post-mortem, spiata con voyeurismo per mantenere acceso un sentimento al limite della necrofilia. Dopo che ignoti profanano la sua creazione, il protagonista dà avvio ad una personale indagine, che porta il film sulla strada del complottismo, tra hacker russi e trame cinesi agitate da un paranoico Guy Pearce . Una doppia Diane Kruger interpreta sia la moglie defunta , che riappare in sogno, sia la di lei sorella che affianca nell'indagine il vedovo, con cui coltiva una relazione ambigua. 

 

The Shrouds è un'opera di elaborazione del lutto personale per la morte della propria moglie Carolyn nel 2017, di cui Cronenberg ha voluto sottolineare il valore autobiografico rendendo evidente l'identificazione del protagonista con il regista. Al di là dell'originalità innegabile del soggetto e dell'eleganza formale del mestiere registico dell'autore alle prese con le sue ricorrenti ossessioni corporee, risulta purtroppo una pellicola irrisolta, che non sfrutta appieno le possibilità offerte dallo spunto iniziale. Per un film nato da un dramma intimo dell'autore, manca una riflessione profonda sul tema dell'accettazione della perdita di una persona amata, mentre invece si titilla abbastanza superficialmente il gusto morboso del macabro, ed è vieppiù appesantito da una trama contorta, difficile da seguire. Un Cronenberg certamente minore, molto meno efficace del precedente Crimes of the Future , presentato due anni fa sempre a Cannes, dove l'autore canadese riusciva a condurci in un incubo certo inquietante, ma al contempo affascinante: questa volta invece il tentativo di sconvolgere finisce in uno sbadiglio.

 

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