Regia di David Cronenberg vedi scheda film
FESTIVAL DI CANNES 77 - CONCORSO
A soli due anni da quel gioiello di Crimes of the future, summa cronenberghiana di quel "body horror" che da oltre cinquant'anni fa da filo conduttore ad una carriera senza eguali, il regista canadese David Cronenberg torna con un nuovo film, nuovamente selezionato in Concorso al Festival di Cannes.
Un film sul dolore della perdita, sulla sua elaborazione e sul culto dei morti, in cui tuttavia il dolore, più che un'emozione che provoca lacrime e dolore, è una sensazione che ha bisogno di essere elaborata con principi, regole e riti precisi, schematici, quasi matematici.
Le lacrime che devastano il viso del protagonista, il controverso, ricchissimo imprenditore Karsh (Vincent Cassel), uomo che gestisce cimiteri all'avanguardia con annessi ristoranti high-tech, non dipendono dal tormentato lutto che lo affligge dai tempi della prematura morte della adorata moglie, bensì dal dolore fisico che egli prova mentre si trova in seduta presso il proprio dentista.
Il dolore per la perdita della consorte invece lo ha elaborato trovando il modo di arricchirsi ulteriormente.
Egli infatti, grazie a questo suo forte disagio da perdita, ha elaborato una nuova concezione di cimitero high-tech, in cui dentro le lapidi è possibile vedere, attraverso un video collegato con la salma, il corpo del trapassato nel corso del suo naturale disfacimento.
Grazie a ciò l'uomo è riuscito, almeno in parte, ad alleviare tale sua sofferenza, e il successo del suo cimitero per ricchi pare confermare la riuscita di questo suo stravagante progetto.
Il giorno in cui tale luogo di culto diventa oggetto di atti di vandalismo eclatanti, Karsh scopre, grazie all'aiuto dell'ex cognato (Guy Pierce) e della sorella della moglie (Diane Kruger), divorziata da quest'ultimo, che un diabolico complotto si sta sviluppando con l'intento di rovinare il futuro di questo ricco e controverso uomo d'affari.
No, The Shrouds (titolo che si riferisce ai veli, ai sudari che avvolgevano già nell'antichità i cadaveri) non raggiunge i livelli eccelsi del precedente e già citato Crimes of the future, ma in esso sono racchiuse anche stavolta, in modo magnifico seppur contorto e machiavellico, i cardini del pensiero e delle fissazioni che hanno reso Cronenberg uno dei maestri assoluti e indiscussi del film di genere.
Tornano vivide le ossessioni sul corpo che muta, in questo caso a causa del disfacimento fisico a seguito della morte. Torna l'ossessione del personaggio doppio, fratello o, in questo caso, sorella del personaggio al centro di ogni contendere; come in Inseparabili, summa e capolavoro forse più esemplare di tutta una carriera straordinaria. Il gran regista canadese torna con un progetto "piccolo", limitato nel budget, nelle location, chiuso in se stesso come le tette bare che racchiudono i secreti di una devo posizione tanto inevitabile e fatale, quanto per certi versi intesa per la prima volta come sintesi che riesce ad unire chi è in vita ed invecchia, con chi è trapassato e continua, a suo modo, a trasformarsi, procedendo ognuno col proprio processo di mutazione che, per la prima volta, unisce e arreca conforto.
Poi certo, i risvolti della macchinazione che sta dietro la vicenda possono risultare oscuri e astrusi, scientemente opachi e frutto di un pensiero contorto che tuttavia affascina anche stavolta.
Attori scelti con criterio si prestano a servire il gran maestro con la fedeltà di chi si lascia guidare da un personaggio di gran carisma, e Vincent Cassel, sempre più spigoloso e canuto, fisico prestante nonostante non sia mai apparso così maturo e trasformato dagli anni, diventa qui il perfetto alter ego di un David Cronenberg autobiografico, che in parte trova la forza e pure la perversione artistica di raccontarsi, nel dramma di una perdita della persona più cara e nel pieno rispetto del proprio stile di narrazione e di ossessione.
The Shrouds è un horror riflessivo e concettuale attraverso cui l'autore rielabora le sue principali fissazioni su mutazioni corporali, artificiali o naturali che siano, che sono da tempo assurte a presupposti più evidenti e puri, per quanto spesso ostici e sgradevoli, di un cinema di genere che ha saputo elevarsi dal mero sfruttamento commerciale a cui è destinata la quasi totalità della produzione concorrente.
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