Regia di Chris Nahon vedi scheda film
Due film in uno. Il primo è scritto e prodotto da Luc Besson, realizzato con capitali e maestranze francesi seguendo i principi della globalizzazione parigina di Jean-Marie Messier, padrone di Vivendi e Universal Pictures. A dirigerlo un anonimo “shooter”, Chris Nahon. La storia non esiste, c’è solo un’esile traccia narrativa con un supersbirro corrotto che cerca di uccidere un supersbirro incorruttibile per le strade della Ville Lumière. I motivi di tanto accanimento non li ricordiamo neanche più, tanto sono superflui. Questo primo film è assolutamente trascurabile, anche irritante per come sta sopra le righe, strizzando l’occhio a “Nikita” e all’estetica traslucida cara a Besson. Il secondo “Kiss of the Dragon” è invece diretto da Corey Yuen, regista delle scene d’azione, coreografo dell’Opera di Pechino, autore di un cult hongkonghese intitolato “My Father Is a Hero” con la spettacolare Anita Mui e, anche in quel caso, Jet Li. Proprio il piccolo grande Jet si fa interprete fantasioso dei combattimenti inventati da Yuen, senza rinunciare a quell’energia drammatica che lo caratterizza. Ci sono dei momenti di lotta sublimi in “Kiss of the Dragon”; un po’ di slapstick alla Jackie Chan (Li entra in una stanza dove si allenano i poliziotti e li butta giù come birilli), altri da mozzare il fiato per precisione, velocità, genio, potenza. I suoi due temibili avversari “gemelli”, Cyril Raffaelli e Didier Azoulay, sono campioni francesi rispettivamente di karate e savate. E quando Jet li fa volare via fanno molto rumore.
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