Regia di Abbas Kiarostami vedi scheda film
Caleidoscopico ritratto di una comunità ferita ma pronta a risorgere dalle sue ceneri, decisa a vincere ad ogni costo la partita della vita. Sguardi infantili improntati ad una forte curiosità che chiedono umana comprensione nel mirare dal basso in alto la telecamera col disincantato atteggiamento di chi è abituato a convivere da sempre con la più cupa sofferenza. Mute ma eloquenti invocazioni alla ricerca di un gesto consolatorio in grado di testimoniare il diritto di appartenenza ad un mondo senza più tragedie, senza più pianti per le esistenze strappate alla vita da un implacabile flagello. Volti sorridenti di esseri inermi alla ricerca di una nuova felicità, passati attraverso il filtro di una catartica sofferenza, minati da impietose vicissitudini esistenziali ma partecipi di una vita da vivere nel sorriso di una imminente ricostruzione, il dito proteso in direzione del fedele occhio indagatore prodigo di carezze virtuali, vero e proprio anello di congiunzione con un immaginario paese dei Bengodi. Scoppiettanti ritmi tribali cadenzati da battimani festosi sotto lo sguardo protettivo di donne crudelmente private della loro prole, madri ideali di un milione e mezzo di orfani di quella terra d’Uganda, epicentro di AIDS, che piange il suo esercito di morti per contagio. Visi adulti di gente fiera della propria sofferta africanità, fanciulle risplendenti di meravigliosa bellezza, decise a sfidare col fiero sguardo indagatorio l’occhio indiscreto della telecamera. Elogio di un buio che assume i contorni di un’immagine rotta da lampi improvvisi nella notte pronti a squarciare l’immota invisibilità degli alberi in attesa di segni di quiete dopo la tempesta. Percorso visivo di una comunità ferita ma non doma, che anela alla pace e all'armonia, con le braccia tese a chiedere aiuto a gran voce alla società del benessere. Muto appello alla solidarietà fra popoli idealmente simboleggiata dalla visione da una coppia in partenza per l’Europa col prezioso fardello di una graziosa bimba orfana adottata, nobile tentativo di stendere un simbolico ponte fra due mondi, fra due civiltà diverse ma unite dall’identico desiderio di pace e di fratellanza, simboleggiato da una semplice scritta: ABC AFRICA.
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