Regia di Stéphan Castang vedi scheda film
Nonostante millenni di evoluzione, gli uomini sembrano ancora schiavi dei più bassi istinti violenti. E questo film sta lì a ricordarcelo.
Nel 2023, Stéphan Castang esordisce alla regia con Vincent deve morire, una coproduzione franco-belga che racconta, ovviamente, la storia di Vincent. Egli è un semplice grafico di Lione, un signor nessuno dalla vita tranquilla e che non farebbe mai male a una mosca. Eppure un giorno, senza nessun valido motivo, uno stagista appena assunto lo aggredisce colpendolo al volto con un portatile. Da quel momento, Vincent si rende conto che basta guardare negli occhi una persona per scatenare in essa un impulso omicida irrefrenabile. Chiunque egli incontra, dunque, cercherà di ucciderlo senza che lui abbia fatto o detto niente. La sua vita diventerà così un incubo senza fine.
Avete presente tutti quei servizi giornalistici su carta stampata, in televisione o su internet che mostrano aggressioni scaturite da futili motivi o addirittura senza che vi sia una spiegazione? Bene. Perché il film vuole parlare proprio di questo. Affidandosi alla sceneggiatura di Mathieu Naert, Castang mette in scena la vita di un uomo che sprofonda nella macabra assurdità di ritrovarsi vittima della furia insensata delle folle. La violenza, purtroppo, sembra essere parte del comportamento umano. Film anche migliori ce l'hanno fatto capire. Uno su tutti: Arancia meccanica. Eppure l'uomo teme la violenza, ha paura delle sue conseguenze. Per questo ricerca con affanno una causa ogni volta che gli capita di assiste ad atti brutali, ha bisogno di trovare un qualcosa che spieghi in modo razionale il perché di certi comportamenti ritenuti inaccettabili dalla società in cui vive. L'orrore su cui punta Vincent deve morire è proprio quello di scoprire che in realtà non vi sono ragioni dietro alla violenza. Forse, nonostante il progresso e la civiltà, siamo ancora quei barbari delle origini, quei primitivi animaleschi che non devono giustificarsi per le azioni che commettono. Il film spinge verso il regresso della civiltà, incattivisce chi ne fa parte, isola chi rifiuta di impugnare le armi o alzare le mani e lo può fare perché non inventa nulla. Abbiamo già visto tutto fuori dalla sala, sappiamo che queste cose succedono. Siamo solo di fronte ad un'estremizzazione, ma la sostanza è, ahimè, assai realistica. Non solo il film poggia su un'idea assai convincente ma si avvale di un azzeccato interprete. Karim Leklou, l'attore che hanno scelto, ha la faccia giusta e le giuste espressioni, è ben calato nella parte e risulta credibile fino alla fine. Molto orecchiabili e ben inserite sono le musiche, soprattutto nei momenti di tensione. La regia è discreta anche se non regala mai inquadrature memorabili ma diamo tempo a Castang, è solo il suo primo film. Per quanto riguarda le scene violente del film, invece, molti hanno sottolineato la loro cattiveria e crudezza ma in realtà non sono nulla di sconvolgente. Potrebbero fare effetto per il contesto in cui sono calate ma non shoccano mai davvero ed è un peccato. Qualche effetto o trovata in più non avrebbe guastato. Naturalmente ciò varia in base alla sensibilità individuale, che mai si discute. L'unica vera pecca di Vincent deve morire è il suo tradire e rendere incomprensibili certe premesse che il film stesso si è imposto. Da un lato ciò valorizza la questione dell'insensatezza della violenza e distrugge ogni speranza di raziocinio, consegnandoci così il ritratto di un'umanità in caduta libera. Dall'altro, però, crea una fastidiosa confusione che porta quasi a credere che la sceneggiatura sia divenuta fallace, soprattutto a partire dalla seconda metà del film, che resta però interessante.
Vincent deve morire si rivela, complessivamente, una buona opera prima, tratta un tema molto attuale e suscita spunti di riflessione e interpretazioni possibili. La componente thriller è sufficientemente adrenalinica e non annoia mai, cosa che rende la pellicola godibile anche a chi non intende filosofeggiarci sopra.
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