La regista e sceneggiatrice francese Justine Triet porta il suo quarto lungometraggio al Festival di Cannes, nella sezione del Concorso, a quattro anni di distanza dal precedente Sybil, e dopo aver esordito a quel festival nel 2016 alla Semaine de la Critique con Victoria.
Nemmeno troppo a sorpresa, il film, che ha convinto subito quasi tutta la critica, si è aggiudicato il premio più prestigioso, ovvero la Palma D'Oro come miglior film 2023.
Un apparentemente tranquillo ménage familiare presso una baita di un paesino di campagna al confine francese con la Svizzera, si interrompe nel modo più tragico.
Mentre la traduttrice di testi e scrittrice moglie del padrone di casa sta rilasciando una intervista ad una giornalista in relazione all'ultimo volume pubblicato, foriero di interessanti apprezzamenti, ed il figlio ipovedente sta facendo fare una passeggiata al cane nei sentieri innevati attorno allo chalet, il capo famiglia si trova in soffitta a lavorare per ristrutturare l'immobile, avendo l'intenzione di trasformarlo parzialmente in un meublé.
Forse infastidito dalla presenza della giornalista, l'uomo alza al massimo il wi fi che sta suonando un motivo tropicaleggiante molto incalzante, al punto da risuonare in testa allo spettatore anche nel prosieguo della complessa vicenda.
Poco dopo, sconcertato e disorientato a casa della quasi cecità, il ragazzo scopre il corpo di suo padre scaraventato a terra in una pozza di sangue che macchia indelebilmente il ghiaccio presente sotto l'uscio.
L'uomo è precipitato al suolo qualche minuto dopo che la giornalista ha lasciato la casa, e le urla di terrore del figlio testimone richiamano l'intervento della moglie scrittrice, che chiama immediatamente i soccorsi, che si rivelano inutili.
L'uomo è morto e le circostanze del decesso non permettono esattamente di stabilire se la morte è dovuta alla caduta o la profonda ferita che l'uomo riporta sul capo è da riferirsi ad un feroce agguato subito poco prima della caduta.
In loco le ricostruzioni meticolose della polizia, con la presenza di medici legali e quant'altro, non rilevano dettagli in grado di far luce sulla dinamica dell'accaduto, e lo sviluppo della vicenda e delle indagini prosegue con un iter giudiziario complesso e snervante, con una moglie accusata sempre velatamente di essere la colpevole, un avvocato che la difende proteso con solerzia a far valere tutti i dettagli che possano scagionarla, indipendentemente dal fatto che la donna sia colpevole o meno.
E la vita di un adolescente, già penalizzato dal suo handicap fisico causato da un incidente in cui è implicato non poco pure il padre defunto, che si appresta a divenire un inferno.
Anatomy of a Fall è in effetti il film più riuscito e notevole di Justine Triet dagli esordi ad oggi.
Un thriller ma anche molto di più: l'analisi emotiva e introspettiva di una complessa indagine vista dal punto di vista principalmente dell'unica persona sospettata di poter aver avuto un ruolo in quella morte violenta, ma senza le prove sufficienti a confutare l'ipotesi di omicidio a dispetto di quella dell'incidente.
Un film studiato nei minimi dettagli, che si avvale, come vero elemento determinante per la sua completa riuscita, di una straordinaria interpretazione da parte della notevole Sandra Huller, presente al festival di Cannes 76 anche con il bellissimo film di Jonathan Glazer, l'agghiacciante ed implacabile The Zone of Interest.
La prova magistrale della talentuosa attrice tedesca è da premio non meno che quella che risulta dal film di Glazer, e l'esclusione della Huller dal Palmares è forse l'unica nota veramente stonata di una premiazione piuttosto azzeccata nel suo complesso in questa qualitativamente ottima edizione festivaliera.
Forse la Palma d'Oro come miglior film è un po' azzardata, ma il film della Triet vale davvero e tiene lo spettatore incollato allo schermo nonostante la suspense abbia natura prevalentemente introspettiva e l'azione non venga quasi mai presa in considerazione addentro ad una vicenda tutta cerebrale e assai complessa, ma proprio per questo sin galvanizzante.
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