Regia di Justine Triet vedi scheda film
Un buon film, ma non mi è parso che emerga particolarmente dalla gran massa di buoni filmetti prodotti ogni anno.
“Caso” cinematografico della stagione 23-24, film d’essai osannato in ogni dove, non è sto fenomeno che credevo. Si parla di madre padre figlio (quest’ultimo ipovedente causa incidente) che vivono in una baita e, non è uno spoiler, accade quasi subito, il padre viene trovato morto a terra, dal figlio, caduto dalla terrazza in alto. Ma…si è suicidato o è stato buttato? L’unica indiziata, e processata, è gioco forza la moglie. Dunque un giallo….no, neanche, perché poi nei dibattiti processuali viene un po’ ricostruito come un giallo, ma SPOILER nei gialli al cinema, di solito, o lo spettatore sa già tutto, o alla fine danno la soluzione…qua no. Lo spettatore non sa nulla e dunque si fa le sue idee, e può essere o meno in accordo con la decisione finale della giuria. Il film è molto lungo, ha, sorprendentemente, dei personaggi antipatici e respingenti, dalla moglie, quasi insopportabile, al figlio, fino pure all’avvocato. Questo giallo non giallo non mi è parso un capolavoro, dato che darò un 6/7. Pregi non ne mancano, sia chiaro, il tutto si segue con interesse, ma senza troppa partecipazione: alla fine, che la moglie venisse condannata, o meno, mi interessò zero virgola zero. Come detto, vado controcorrente, critica e pubblico sono rimasti entusiasti; partecipò a Cannes 2023 e vinse la Palma d’Oro per il migliore film (vinse pure per il migliore cane, vabbè), ebbe candidature all’Oscar e vinse per la sceneggiatura (verbosa assai); vinse pure il Golden Globe per il migliore film straniero, e chissà cos’altro ancora. Vabbè, saranno state le mie eccessive attese che si sono infrante durante le due ore e mezzo del film. Incassi da film d’essai di successo, settimo nella classifica settimanale italiana.
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