Regia di Justine Triet vedi scheda film
Sandra e Samuel non sono certo una coppia serena, l’inizio del film lo testimonia subito, tanto per mettere in chiaro le cose o, più probabilmente, per iniziare a confonderle.
Di lì a poco Samuel muore cadendo dal sottotetto (Spinto? Ucciso prima? Suicida? Morto nella caduta? Forse non dal sottotetto ma dal secondo piano? Chissà).
Daniel, figlio ipovedente a causa di un incidente - che, sapremo presto, probabilmente il padre avrebbe potuto evitare -, è fuori col cane, troverà lui il cadavere.
Da lì partiranno le indagini, un processo (un anno dopo ..senza alcun accenno alle dinamiche madre /figlio nel frattempo..) con scoperte di litigi e registrazioni (!) dei medesimi.
Il figlio ipovedente che comunque, a detta della stessa madre, per vedere ci vede, e distingue anche un’Aspirina da un Benagol.. ovviamente soffre nel capire solo ora quanto non fosse idilliaco il rapporto madre padre, mettendo ben a fuoco però (nonostante l’ipovisione), che dopo la dipartita del padre, a seconda di come si esprimerà in tribunale, potrebbe perdere anche la madre (mentre per l’amato cane qualche tentativo lo fa in autonomia..).
Bergamiano, legal drama, thriller.. la regista imposta a mio avviso non troppo finemente svariate letture, fin troppo telefonate anche, e aggiunge personaggi dal contorno grossolano (l’avvocato invaghito, il pubblico ministero che fa battute di continuo..ma dove s’è visto mai? Poi la lunghezza con fin troppi inserti davvero superflui..)
Forse, si fosse chiamato Autopsia di un cadavere, ce la saremmo cavati con una quarantina di minuti.
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