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Dogman

Regia di Luc Besson vedi scheda film

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La recensione su Dogman

di Furetto60
7 stelle

Strambo e surreale, ma anche avvincente e intrigante. Luc Besson è tornato

Nell’incipit, un camion guidato da un paraplegico, truccato da Marilyn Monroe, ferito e sporco di sangue, con a bordo numerosi cani, viene fermato dalla polizia e l’autista preso in custodia, a seguire un lungo interrogatorio, cui lo sottopone la psichiatra Evelyn e Doug, il nostro “eroe” inizia a raccontare la sua storia, in un lungo flashback.E' vissuto in una famiglia disfunzionale, vittima insieme alla madre, delle angherie del padre e del fratello, individui brutali e spregevoli, in preda a una sorta di delirio mistico. Doug  può contare solo sull’amicizia dei numerosi cani di famiglia, usati per i combattimenti clandestini; un giorno il padre per punirlo per l’eccessiva dedizione agli animali, lo chiude nella gabbia con loro e li lo lascia vivere, quando costui sta per abbattere dei cuccioli appena nati, Doug per difenderli rimedia un colpo di fucile, che gli trancia un dito e lesiona la colonna vertebrale, lasciandolo paralizzato per sempre. Tuttavia attraverso la falange recapitata alla polizia da uno dei suoi cani, si scopre l’orrore e Doug viene liberato, il padre e il fratello arrestati, la madre è già andata via; il padre si suicida in prigione, mentre il fratello, scarcerato dopo qualche anno, viene sbranato dai cani di Doug. Lui ridotto su una sedia a rotelle, viene affidato ai servizi sociali, conosce Salma, un'insegnante di sostegno, che gli trasmette la passione  per la lettura e il teatro, specialmente le opere di William Shakespeare, che lui cita a memoria, nel corso della lunga deposizione, Nel frattempo diventa adulto  e il suo legame con i cani, si fa sempre più forte, lo capiscono a volo e diventano le sue guardie del corpo, la sua risorsa. D’altronde la frase di Alphonse de Lamartine sui titoli di testa è significativa: “Ovunque ci sia un infelice, Dio invia un cane ”;con loro convive in un rifugio, finché sfrattato, si trasferisce con i suoi amici a quattro zampe in una fabbrica dismessa, trovando lavoro in un night club come drag queen; si esibisce tutti i venerdì, travestendosi da Edith Piaf e cantando con voce struggente le sue canzoni, ma la sua vera fonte di guadagno gliela procurano i suoi cani, addestrati a rubare gioielli nelle case dei ricchi. Doug sfida il boss locale, El Verdugo, che reagisce, stanandolo dal suo nascondiglio, ma Doug malgrado il suo handicap, ha parecchi assi nella manica e con la complicità dei suoi cani, ad uno ad uno fa fuori gli assalitori: alla fine ferito è costretto a scappare, venendo infine arrestato, mentre i quadrupedi si allontanano, ma come dice Doug “sanno cosa fare” D'altronde la stessa Evelyn porta dentro le sue cicatrici psicologiche, dovute agli abusi subiti in famiglia, Doug le offre il suo sostegno, prima di congedarsi. Dogman, scritto e diretto da Luc Besson, è un film strambo, nell’accezione positiva del termine, i personaggi principali sono cani, di tutte le razze, perché al contrario degli umani, " nelle difficoltà superano le differenze e fanno squadra”. La prova attoriale di Caleb Landry Jones è superba; presentato in Concorso a Venezia 2023, il regista, prendendo spunto dalla vera storia di un bambino chiuso in gabbia quando aveva cinque anni, mette in scena un racconto avvincente, piacevolmente implausibile, surreale, una favola dark di grande fascinazione, il racconto di un reietto, un disadattato tanto sensibile quanto spietato. Dice il nostro protagonista "i cani sono migliori degli uomini. Hanno tutte le loro virtù, e nessuno dei loro difetti. Tranne uno: fidarsi troppo degli umani"

 

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