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Dogman

Regia di Luc Besson vedi scheda film

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La recensione su Dogman

di ROTOTOM
8 stelle

Splendida favola dark con un personaggio che pare un patchwork di tutti i pregiudizi della società contemporanea.

Supereroi e canaglie.

 

Marvel e DC Comics nel corso della storia hanno inoculato nella cultura di massa il concetto di super eroe. Personaggi tribolati che combattono il male loro malgrado, protetti da maschere, la doppia identità in bilico tra avventura e vita comune, la teatralità dei costumi, il peso della responsabilità del ruolo nella difesa dei più deboli.

L'inevitabilità del destino del prescelto che ammanta di melanconica consapevolezza la sua esistenza.

Diverso. E solo.

Il super eroe trae dalla propria inadeguatezza il coraggio di combattere e da un trauma il potere che lo identifica e lo isola dal resto del mondo.

Luc Besson, il più americano del produttori europei, l'unico che grazie alla sua EuropaCorp è in grado di confrontarsi con lo strapotere economico hollywoodiano, il concetto di super eroe l'ha bene in mente essendo il riferimento della spettacolarità americana il benchmark dei suoi prodotti.

Rivaleggia con i capitali ma anche con idee, abbracciando in toto la missione di proporre film di genere, dal noir alla fantascienza, al thriller, e impastando il tutto con la grande tradizione del cinema di genere francese.

locandina

Dogman (2023): locandina

L'operazione di Dogman, che rappresenta l'esordio assoluto per Besson in concorso alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, non è altro che la parabola di un supereroe.
Doug, interpretato in modo magnifico da Caleb Landry Jones, per molti convenuti veneziani l'unica Coppa Volpi possibile – anche se non è andata così – è un sopravvissuto alla follia della sua famiglia. Il padre violento e rozzo che lo costringe per sempre alla paralisi dopo avergli sparato; lo stupido fratello imbevuto di fanatismo religioso; la madre che lo abbandona per salvare dalla fine almeno la sorella.

Chiuso in una gabbia con un branco di cani ne assume i sentimenti, Doug impara ad amarli ed a essere amato. Trova nella canaglia condannata al sacrificio dal padre-padrone, la nuova famiglia con la quale crescere. Come nei film di supereroi Doug assume il potere di controllare i cani più per affinità di destino però piuttosto che per bizzarrie fantascientifiche.

 

Re del suo mondo, seduto su un trono a rotelle ma in grado di ergersi faticosamente in piedi grazie a tutori meccanici quasi burtoniani, impiastricciato di cerone, ammantato di fascino queer decadente e disperato, Doug impersona il protagonista della personale favola dark che si è costruito come baluardo verso quella normalità demente che abita fuori dall'antro nel quale è nascosto come un mostro gotico, circondato dalle sue fedeli creature.

Luc Besson

Dogman (2023): Luc Besson

La mattanza di cattivi – ricordiamoci che lui è il super eroe e in quanto tale punitore dei cattivi – è descritta in vari flashback, così come l'infanzia origine di tutti i mali, da dentro le pareti del carcere dove è rinchiuso e oggetto di una confessione-espiazione di fronte ad una psicologa che funge da catalizzatore dei suoi peccati. Un continuo andare dentro-fuori la cella, tanto spoglia e normale dentro etanto diversa da quel fuori, grottesco e bizzarro, vitale e fantasioso che sgorga dal racconto dei fatti di Doug, tanto che viene da chiedersi quanto ci sia del vero, nelle sue parole.

Il personaggio di Doug, così fragile e forte allo stesso tempo, racchiude in sé le caratteristiche di altri personaggio memorabili scritti da Besson. La Nikita e il killer sensibile di Leon nei rispettivi, omonimi film, come Doug, rifuggono il manierismo manicheo dei killer della schermo. Essendo più vittime che carnefici sono il risultato di quello che l'ambiente ha costruito per loro.

Nikita, il mentore Bob e l'ignaro fidanzato Marco; Leon, Mathilda e la piantina; Doug e i suoi cani, costruiscono realtà alternative a loro misura, famiglie disfunzionali perfettamente funzionanti a smentire quella normalità che li ha rifiutati.

 

C'è tantissimo cinema in Dogman e Besson è riuscito a mantenere in perfetto equilibrio ogni aspetto del film, fondendo il dramma sociale, il queer movie, il gangster movie, la commedia nera e perchè no, i richiami a l'horror nelle sequenze della casa- covo del protagonista. Il personaggio di Doug è indimenticabile, profondo e credibile, commovente. Molto moderno soprattutto, pare essere un patchwork di tutti i pregiudizi che ammorbano la società contemporanea, una contraddizione vivente e quindi un fastidioso, ironico, irriverente concentrato di politicamente scorretto come un cartone Looney Tunes particolarmente ostile.

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