Regia di Peter Chelsom vedi scheda film
Serendipità significa “trovare qualcosa che non si stava cercando”, un incidente a fin di bene. Alla base di una delle commedie sentimentali più graziose e dolci del decennio c’è questo strambo principio delle occasioni perdute e disseminate sotto forma di indizi assurdi. Se non entri subito nella storia, potresti abbandonare la visione seduta stante: perché se non ne concepisci l’elegiaca sobrietà non potrai essere sereno nell’assistere alla furia destinologica di Kate Beckinsale che, specie nella prima mezz’ora, infila un fatalismo dietro l’altro con paranoica assurdità. Ti immedesimi in John Cusack, ma poi finisce tutto, in nome del Destino, e, un po’ come in Prima dell’alba, non sapremo mai – seqeul permettendo – se si rivedranno. Per fortuna noi qui lo sapremo ben presto, perché il film dura un’ora e mezza e il ritmo è brioso e fluido. Con intelligenza condita con una necessaria dose di furbizia, la regia sa creare le giuste atmosfere (pre)natalizie senza mai scadere in un miele ovvio, servendosi di una sceneggiatura esimia che non lascia nulla al caso (o lascia tutto, dipende dai punti di vista…). E poi c’è New York, galeotta da una vita, serendipità a prescindere.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta