Regia di Peter Chelsom vedi scheda film
Film sul destino e le sue numerose implicazioni. Confezionato ad arte nell'intento di creare una favola moderna. Piatto registicamente, pieno di falle di sceneggiatura, ma, con il dovuto spirito, un film piacevole, per certi versi (e certi target) addirittura magico.
Un giorno qualsiasi, Sara e John si incontrano per caso in un grande magazzino newyorchese. Entrambi bramano l’ultimo paio di guanti neri di cashmere: dopo una serata chissà perché trascorsa assieme nella caffetteria “Serendipity”, i due si congedano senza scambiarsi i numeri di telefono, affidandosi totalmente al destino. Le loro strade si dividono, ma il fato è in agguato.
John Cusack e Kate Beckinsale, ovvero due tra i più sopravvalutati attori di Hollywood, interpretano una storia basata su debolissimi principi, tra l’altro molto vicini all’inverosimiglianza. Il destino, attorno a cui tutto ruota, è l’entità impalpabile per antonomasia, ma i due protagonisti lo trasformano quasi in un principio “razionalizzato”. La domanda è tra le più filosoficamente abusate: il destino esiste o lo creiamo noi con le nostre azioni? In un film del genere, creato per un target ben definitio (donne, sognatrici, tipe da pigiama party, anche un po' depresse), l’happy end è quasi un obbligo.
Se si supera senza conseguenze alcune evidenti falle di sceneggiatura e si considera la storia come una favola moderna, se si riesce a chiudere un occhio sulla piattezza della regia, concentrandosi volutamente sulla calda e ricercata fotografia, allora “Serendipity” può apparire un bel film: una storia romantica, natalizia, tutta americana, giocata tra le Fifth Avenue e il laghetto ghiacciato in pieno centro della Big Apple. Tuttavia, se l’estetica filmica non è il fattore preponderante quando guardate un film, beh allora sarà difficile arrivare in fondo ai 90’ di una pellicola per certi versi troppo approssimativa.
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