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À la recherche

Regia di Giulio Base vedi scheda film

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La recensione su À la recherche

di mm40
5 stelle

Giugno del 1974. In una villa delle campagne romane due sceneggiatori di mezza età, Pietro e Ariane, si ritrovano con l'intento di scrivere un copione tratto dalla Recherche proustiana da sottoporre a Luchino Visconti. Differenti caratteri, differenti ambizioni, differenti estrazioni sociali, differenti atteggiamenti verso il loro lavoro e differenti sessi: è l'occasione per una resa dei conti tra i due, pian piano che la sceneggiatura prende forma.


Più che un kammerspiel, almeno dal punto di vista dell'ambientazione, e più che un'opera di impostazione teatrale, per la regia ben architettata e movimentata; eppure questo A la recherche vive dell'andamento altalenante del kammerspiel (con tutte le relative evoluzioni e involuzioni di sentimenti, i cambi anche repentini di carattere, la profondità dei dialoghi) e della piattezza teatrale dal punto di vista dell'azione, con una verbosità a tutti gli effetti eccessiva che rende la fruizione del lavoro quantomeno impegnativa. Ma quest'ultimo appunto non vuol essere certo additato come un difetto del film, anzi: A la recherche è una pellicola dalle notevoli ambizioni fin dal titolo (La ricerca del tempo perduto, di Marcel Proust, è per antonomasia il libro di cui tutti gli intellettuali parlano, pur senza averlo mai letto) e appartiene di diritto a quella schiera di lavori che Giulio Base ha diretto evidentemente sia con la testa che con il cuore, guidato da uno spirito autoriale senza dubbio encomiabile di questi anni. Tra una fiction televisiva e una commedia spensierata, infatti, il Nostro trova sempre il tempo e il modo di mettere insieme un titolo artisticamente più coraggioso: tanto di cappello. I limiti di questo film sono da ritrovarsi per forza di cose nella scarsa dinamicità sulla scena, essendovi presenti praticamente sempre e solo due attori (lo stesso Base e Anne Parillaud: bravo lui, magistrale lei), e in alcune ingenuità che il copione del regista e di Paolo Fosso poteva probabilmente evitare (il caminetto acceso in pieno giorno – siamo a giugno! – oppure il telefono che puntualmente suona non appena l'atmosfera tra i due protagonisti si surriscalda). 5/10.

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