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Finalmente l'Alba

Regia di Saverio Costanzo vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Finalmente l'Alba

di ElsaGreer
7 stelle

Saverio Costanzo introduce il suo ultimo film in compagnia della collega e compagna Alba Rohrwacher. Opera che dedica al padre Maurizio e che prende spunto dal caso Wilma Montesi, fatto di cronaca nera irrisolto, inerente alla morte per annegamento della giovanissima Wilma il 9 aprile del 1953 sulla spiaggia del litorale romano. Caso che creò uno dei primi grandi scandali poichè si riteneva implicato un politico esponente della Democrazia cristiana e un noto affarista che era solito dare festini nella sua villa litoranea, spesso frequentata da personaggi dell'ambiente cinematografico e Wilma Montesi era una giovane che sognava di fare cinema. Costanzo non si addentra nel fatto, resta affascinato dal simbolico finale della Dolce vita di Fellini dove Mastroianni vede arenato sulla spiaggia un mostro marino, una manta che sembra ancora viva e una misteriosa donna che tenta di parlargli...(palese rimando alla Montesi), sceglie di usare questo caso come MacGuffin per raccontare una storia simile ma diversa. Una storia di rivincita di una ragazza, di emancipazione, di forza e grazia, di sensibilità e di liberazione. Non a caso il nome della protagonista è Mimosa (simbolo bellissimo e univoco di rivalsa femminile) interpretata dalla giovanissima Rebecca Antonaci. Mimosa è una ragazza gentile, buona e altruista, promessa in sposa a un militare. Non è avvenente, ma i suoi occhi parlano ed esprimono tutta la delicatezza e la forza del suo essere. Per caso accompagna la sorella ad un provino a Cinecittà come comparsa in un grande Kolossal egiziano e sempre per caso viene notata dalla grande e arcigna attrice Josephine Esperanto (Lily James) che, come capriccio, la vuole accanto per recitare il finale del film. Mimosa diventa il gioco e la compagnia della capricciosa attrice che la coinvolgerà lungo l'intera notte in un'avventura crudele. Una notte in una famosa villa sulla spiaggia di Capocotta, circondata da grandi nomi e strani, ambigui personaggi, accompagnata dall'autista e fedele amico di Josephine, Rufo Priori (Willem Dafoe) e dal co-protagonista Sean Lockwood (Joe Keery). Una notte che la metterà davanti a prove e situazioni difficili, al limite della decenza, dove l'unica figura positiva e amichevole che incontra è quella di Alida Valli (Alba Rohrwacher), che con molta dolcezza la avverte sul falso interesse per lei di Josephine. Mimosa è l'unica persona vera in quel carrozzone grottesco di personaggi (rimando tutto felliniano), i suoi occhi così grandi ed espressivi sono l'unico mezzo per comunicare e nonostante le mostruosità e gli orrori che vedrà e vivrà non si faranno contaminare, resteranno sinceri e puliti, fieri ed orgogliosi. Una ragazza che saprà con fermezza e gentilezza uscire dalla "gabbia", scegliere di essere libera di dire NO e guardare avanti fiera, come una leonessa che libera si aggira per le strade di Roma...

Il finale è una panoramica, un campo largo sulla scalinata di Piazza di Spagna con una bellissima poesia di Cesare Pavese, "Passerò per Piazza di Spagna"

 

Sarà un cielo chiaro.
S'apriranno le strade
sul colle di pini e di pietra.
Il tumulto delle strade
non muterà quell'aria ferma.

I fiori spruzzati
di colori alle fontane
occhieggeranno come donne
divertite. Le scale
le terrazze le rondini
canteranno nel sole.

S'aprirà quella strada,
le pietre canteranno,
il cuore batterà sussultando
come l'acqua nelle fontane –
sarà questa la voce
che salirà le tue scale.

Le finestre sapranno
l'odore della pietra e dell'aria
mattutina. S'aprirà una porta.
Il tumulto delle strade
sarà il tumulto del cuore
nella luce smarrita.

Sarai tu – ferma e chiara.

 

L'alba che finalmente arriva è la consapevolezza, è guardarsi allo specchio e riconoscersi nella propria fierezza e dignità. E' non scendere a compromessi, è restare sé stessi.

Finalmente l'Alba, nel titolo scritto in maiuscolo, è omaggio di Costanzo alla compagna Rorhwacher, alla sua grazia e dolcezza.

Il film riesce, usando un fatto di cronaca di settant'anni fa, ad ampliare e focalizzare una questione in realtà attualissima, secolare, che pone l'accento sulla figura della donna oggetto, della gabbia (famigliare, lavorativa, relazionale) dove spesso si trova chiusa e costretta. Questioni che spesso restano in silenzio, non fanno clamore.

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