Regia di Paola Cortellesi vedi scheda film
Dopo una carriera come comica, imitatrice, personaggio televisivo e, quindi, attrice, Paola Cortellesi debutta alla regia con un cinema estremamente popolare ma (anche?) di spessore, ancorandosi “furbescamente” alla tradizione della commedia all’italiana ma anche distaccandosene per abbracciare in toto ascendenze e sensibilità molto più stringenti e attuali, e costruendo l’intera pellicola sulla sua figura di donna di spettacolo sia in quanto comica televisiva che interprete cinematografica, credibile ed eclettica in molti ruoli, anche drammatici, ma sempre con una spiccata umanità.
E a un mese dall’uscita di C’è ancora domani, presentato alla 18ª edizione della Festa del Cinema di Roma in concorso nella categoria “Progressive Cinema - Visioni per il mondo di domani” ottenendo il premio speciale della giuria e una menzione speciale come miglior opera prima, con un incasso di quasi 20 milioni di euro destinato ad aumentare anche con la vendita all’estero del film in altri trenta paesi nel mondo, è ormai chiaro come la scommessa (anche calcolata?) di Paola Cortellesi, oltre che regista anche co-sceneggiatrice, insieme a Furio Andreotti & Giulia Calenda, e interprete della protagonista, moglie, madre e lavoratrice nell’Italia del’46 assurta ad emblema politico & sociale di intere generazioni di donne, di imporsi (anche?) come “autrice” a tutto tondo del cinema italiano sia ormai pienamente vinta.
Evidentemente C’è ancora domani, che è e rimane una commedia, non un dramma o una rappresentazione storica, ha risposto a un bisogno collettivo del pubblico italiano di riconoscersi in una storia comune, rievocando il ricordo a un immaginario, quello in bianco e nero del neorealismo in funzione di un retaggio culturale che fa comunque parte di ognuno di noi, ma decontestualizzandolo al contempo per affermare, al contrario, la propria attualità.
La stessa scelta di fare delle elezioni del’46, la prima in Italia a cui le donne poterono partecipare, una specie di vittoria dell’emancipazione femminile risulta alquanto ridondante, in quanto il diritto al voto si dimostrò, alla fine, una conquista piuttosto effimera e foriera di ben poche evoluzioni sociali, specie per il genere femminile.
La soluzione ai bisogni e ai diritti soffocati delle donne diventa infatti inefficace in quanto, seppur documentato, agisce in una realtà rievocata ma inesistente in quanto esposizione, quasi teatrale, di uno spazio artificioso nella quale la protagonista si trasforma da vittima a “genitrice” di tutte (?) le donne di domani.
Quello della Cortellesi è in definitiva un microcosmo di maschere e/o caricature in cui ognuno ha un ruolo non solo ben definito ma (soprattutto?) prestabilito (il marito violento, il suocero burbero e volgare, la figlia insofferente, le vicine chiacchierone, l’amica del mercato, l’eterno spasimante) e per quanto il tema portante del film sia la violenza domestica (ma anche il diritto allo studio o l’affrancarsi dal secolare ruolo subalterno all’uomo) non opta per il dramma a senso unico, forse la scelta più scontata, ma adotta invece uno stile più personale, probabilmente più affine alla propria sensibilità artistica, sdrammatizzandone le situazioni o i personaggi attraverso uno sguardo più moderno e ironico, senza però per questo renderli anche ridicoli.
Ad essere caricaturali sono piuttosto gli uomini, in particolare il marito padre & padrone, la cui retorica sembra però essere una scelta ben precisa della regista in quanto, seppur emerga anche lui come “vittima” in qualche modo di un’educazione profondamente radicata nella cultura patriarcale dell’epoca, l’attenzione della Cortellesi sia palesemente verso le vittime e nei suoi effetti che non nell’esplorazioni delle radici antropologiche della sua violenza sistemica.
Fanno parte del cast, oltre alla Cortellesi, Valerio Mastandrea, Romana Maggiora Vergano, Emanuela Fanelli, Giorgio Colangeli, Vinicio Marchioni e Francesco Centorame.
Leggero, divertente e commovente al punto giusto, C’è ancora domani rivela tutto l’entusiasmo (e le ingenuità) di un’opera prima, tra ispirazioni artistiche e/o sociali e linguaggi cinematografici da studiare ed esplorare per una ricetta evidentemente di successo, visto i numeri sorprendenti al box office, ma, soprattutto nella prima parte, mi ha fatto anche fatto sorgere un interrogativo, forse persino un po' troppo sospettoso, ovvero che, dopo tutti questi anni, è mai possibile che il cinema italiano (e gli italiani?) sia ancora a un’Italia in bianco e nero, tra le miserie e le macerie di una guerra persa malamente ma che piace così tanto agli americani?
E a tal proposito, quante possibilità ci sono che C’è ancora domani venga scelto, dato anche i temi trattati, come candidato dell’Italia alla prossima serata degli Oscar?
Secondo me, tante…
VOTO: 6,5
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta