Regia di Paola Cortellesi vedi scheda film
Avevo lasciato la Cortellesi anni fa a pellicole tutt'altro che memorabili come "Nessuno mi può giudicare" o "Scusate se esisto", dirette dal marito Riccardo Milani, poi per alcuni anni non l'ho seguita al cinema e adesso la ritrovo in veste di attrice e autrice con un film che segna un bel passo in avanti. "C'è ancora domani" non è la solita commedia che lo spettatore si aspetterebbe, è un melodramma che è insieme cronaca neorealista e perorazione femminista. Si tratta di una pellicola per molti versi insolita per il nostro cinema, non facile da incasellare in un genere preciso, un film che vuole fare un quadro storico di un'Italia appena uscita dalla tragedia della seconda guerra mondiale, ma dove la regista ha urgenza di proporre una denuncia molto forte e cruda della violenza domestica, allora accettata come normalità dalle donne, citando anche il Rossellini di "Paisà" ma conferendo agli abusi sulla sua Delia una risonanza che più attuale non potrebbe essere. Per essere un debutto alla regia, la realizzazione tecnica è decisamente curata, con una fotografia in bianco e nero che non può non guardare alla stagione creativa del Neorealismo, fra gli apici del cinema mondiale, ma anche una colonna sonora che alterna canzoni di Dalla e Concato alle composizioni di Lele Marchitelli, che si sposano efficacemente alle immagini. Oltre ai valori formali, però, non si può negare che la sceneggiatura abbia nel complesso un buon impatto e sia giudiziosa nella caratterizzazione dei personaggi, pur con qualche eccesso caricaturale qua e là (soprattutto i due figli piccoli, ridotti a puro pretesto per gag non proprio raffinate). La progressione drammaturgica funziona, ma anche qui è lecito avanzare qualche perplessità su alcune svolte del copione, in particolare il colpo di scena "irrealistico" nella seconda parte, che non spoilero, ma che è stato tacciato da alcuni di inverosimiglianza, forse non a sproposito, e il finale aperto in questo caso non mi ha convinto al cento per cento, perché è vero che trasmette un messaggio molto forte e anche commovente, ma chiude la vicenda in maniera alquanto vaga e indefinita e questo secondo me non aiuta. Paola Cortellesi ha saputo dirigere se stessa con bravura in un ruolo caratterizzato in maniera vivace anche se un po' a senso unico; molto buona anche la prestazione di Valerio Mastandrea, che al suo Ivano presta tratti riconoscibili e dunque inquietanti e non eccede in smorfie o istrionismi superflui; tra i caratteristi il migliore è probabilmente Giorgio Colangeli nella parte del suocero, che crea alcuni momenti esilaranti nel loro humour nero. Un buon risultato premiato da un notevole successo di pubblico, un film che fa sperare in una produzione nostrana meno standardizzata e più aperta alle scommesse un po' rischiose come quella della brava Paola.
Voto 7/10
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