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C'è ancora domani

Regia di Paola Cortellesi vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su C'è ancora domani

di axe
8 stelle

Delia è una donna di mezza età, moglie di Ivano e madre di tre figli. Ogni giorno, sbrigate alcune faccende domestiche, esce di casa, per andare a lavorare a giornata; ogni sera consegna il proprio guadagno al marito Ivano, il quale non perde occasione per umiliarla, sfruttarla; picchiarla per ogni minimo errore, o anche per nulla. Siamo a Roma, 1946; la povertà e la precarietà connesse al tempo di guerra non sono ancora dietro le spalle; eppure, l'Italia riparte. Il popolo è chiamato a scegliere tra monarchia e repubblica, per la prima volta votano anche le donne. Ciò sembra non interessare Delia, ormai rassegnata alla propria sorte e preoccupata, in particolare, per la figlia maggiore, Marcella, la quale è fidanzata con Giulio e sogna di poter cambiare vita insieme al ragazzo, di migliore estrazione sociale. Ma Giulio è l'uomo giusto per Marcella ? E c'è ancora una speranza per Delia ? Paola Cortellesi fa il suo esordio alla regìa dirigendo un film realizzato traendo ispirazione dai canoni del neorealismo, senza rinunciare a tocchi di modernità. Girato in bianco e nero, con i primi minuti in rapporto 4:3, il film racconta della disparità di genere nei decenni passati; tanto tra i proletari quanto tra le classi più agiate, le donne erano sottovalutante, sottopagate, costrette all'ignoranza, sfruttate, poste in una condizione di subordine, maltrattate moralmente e, a volte, anche fisicamente. E' il caso di Delia; ella, non più giovane, ne' particolarmente istruita, pur avendo una vaga possibilità per cambiare vita, andando via con un altro uomo, per l'intera durata del racconto, non la sfrutta. Ciò, infatti, significa abbandonare non solo il marito - ed il suocero, un anziano sfruttatore, tombarolo e strozzino a riposo, brontolone e sostenitore del modo di agire di Ivano - ma anche i figli, ed ella non vuole, in quanto consapevole dell'importanza del suo ruolo in famiglia. Sceglie, dunque, di combattere e non di fuggire. E raggiunge la sua prima vittoria a conclusione del racconto; si reca, insieme a migliaia di altre donne, presso i seggi, per esprimersi tramite il proprio voto, sulla forma istituzionale della nazione. Incidentalmente, conquista la stima di Marcella, la quale ha sempre rimproverato alla madre un'eccessiva remissività. Delia ne soffre in silenzio; nonostante ciò, tesse la sua tela. Marcella, infatti, "ufficializza" il fidanzamento con Giulio. Le famiglie di origine dei due ragazzi appartengono a classi sociali diverse ed i rapporti non iniziano bene. Nonostante ciò, Ivano approva, poichè ritiene che il matrimonio porterà prestigio e benessere; la famiglia di Giulio confida di poter "civilizzare" Marcella. Ma la cerimonia non sarà celebrata, poichè Delia, individuando nei comportamenti di Giulio, i segni premonitori di un ulteriore rapporto basato sulla disparità, fa in modo di mandare all'aria il fidanzamento. Anche Ivano, così come fa Giulio molti anni dopo, si era proposto alla sua bella con dolcezza e galanteria; poi, celebrate le nozze, la passione s'è spenta e le si è, pian piano, sostituita la sgradevole routine che il film ci descrive con dovizia di particolari. Ivano non è un uomo peggiore o migliore di molti altri. Lavora duramente, si preoccupa per i figli e agisce per quello che ritiene essere l'onore della famiglia. Non disdegna comunque i divertimenti libertini, e sfoga le sue frustrazioni sulla moglie; per lui è normale, il padre trattava la madre alla stessa maniera. La critica sociale della regista è, infatti, di portata molto vasta. Non sono Giulio, o Ivano, o il di lui papà, Ottorino, i "cattivi"; lo è l'intera società dell'epoca, in modo non omogeneo e per colpe le cui responsabilità affondano in un passato ancestrale. Il ruolo di Delia è magistralmente sostenuto dalla regista. Il personaggio è tratteggiato in equilibrio tra rassegnazione e desiderio di cambiamento; ella, pur libera di sognare, avere rimpianti (ad esempio, il non aver scelto, come suo uomo, Nino, interpretato da Vinicio Marchioni), tiene saldamamente il suo posto. Da figlia del suo tempo, cura la forma, s'interessa del decoro della famiglia, pur consapevole di vivere in un contesto sociale in cui le apparenze hanno la loro importanza, nonostante le verità siano ben chiare per tutti. Le percosse non spengono la speranza, il sorriso, l'amara ironia con la quale affronta le piccole e grandi difficoltà quotidiane. E' una donna "indomabile", anche a detta del suocero Ottorino (Giorgio Colangeli), il quale le riconosce notevoli qualità positive, e quella, "negativa", d'essere una donna che "risponde". La determinazione interiore spinge Delia a non abbandonare Ivano (Valerio Mastandrea, in un ruolo non facile), un marito-padre-padrone il quale giustifica - soprattutto di fronte a sè stesso - il proprio modo di agire sostenendo di aver combattuto due guerre ed essere la persona che maggiormente contribuisce al bilancio familiare (probabilmente, solo perchè maschio). Romana Maggiora Santucci è Marcella, una giovane sempre pronta al rimprovero nei confronti della madre, della quale contesta la remissività, senza comprendere, a causa della propria inesperienza, e tratta in inganno dal sentimento, che rischia di condividerne la sorte. Alcuni momenti di leggerezza, qualche siparietto e un abbondante uso di colorita espressività della Roma popolare non devono trarre in inganno. Il film è molto drammatico, e tal connotato risalta ancor di più alla luce di evidenti legami con una sgradevole attualità. L'ambientazione è la Capitale del dopoguerra, vitale ed operosa. Truppe di occupazione statunitensi sorvegliano svogliatamente una popolazione non nostalgica del passato, desiderosa di rinascita e progresso, sia negli ampli appartamenti borghesi, sia nei caseggiati popolari, con i loro cortili interni, quali punti di ritrovo per persone di ogni età. A dispetto della scelta di girare in bianco e nero, la colonna sonora comprende sia brani d'epoca, sia brani più moderni. Interessante la scelta stilistica di mostrare una sequenza di violenza contro Delia, come se fosse una danza, con una lei passiva e sfuggente. Ho rintracciato un eccessivo - per i miei gusti - "didascalismo"; ma immagino sia stato necessario, per consentire al racconto ed al suo messaggio di giungere con chiarezza a quante più persone possibili. Ottimo e toccante esordio alla regìa per Paola Cortellesi; "C'è Ancora Domani" trasmette concetti ben precisi; alla lotta di ogni donna per la parità, perseguita un passo per volta e forse non ancora raggiunta, si sovrappone quella di Delia, la quale sceglie non di fuggire, bensì, con ben più coraggio, di rimanere al suo posto per sostenere il suo ruolo all'interno della famiglia.

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