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Dune: Parte due

Regia di Denis Villeneuve vedi scheda film

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Marco Poggi

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La recensione su Dune: Parte due

di Marco Poggi
7 stelle

Seconda parte della saga tratta dai libri di Herbert in cui il regista canadese si perde nel deserto, fra giovani messia, vermi giganti sotterranei domati come se si facesse sci nautico, madri ambigue, caste storie d'amore, tirannici imperatori che nel governare vengono rimpiazzati dalle figlie, perché invecchiati troppo e cattivissimi calvi.

Seconda parte della saga tratta dai libri di Frank Herbert in cui il regista canadese si perde nel deserto, fra giovani messia (Chalamet), vermi giganti sotterranei domati come se si facesse sci nautico (sequenze eccezionali, devo ammetterlo), madri ambigue (la Ferguson), caste storie d'amore (fra Chalamet e Zendaya), tirannici imperatori (Christopher Walken) che nel governare vengono rimpiazzati dalle figlie (Florence Pugh), perché invecchiati troppo e cattivissimi calvi di ogni stazza (il trio Skasgard, Bautista e Butler). Sontuosamente bello, ma troppo lungo (tre ore, a volte sono davvero troppe, anche per un film evento come questo, per me) e con battute quasi sempre sussurrate, il film presenta due giovani protagonisti (Chalamet e Zendaya) seriosi ed eccessivamente corrucciati (l'ironia di "STAR WARS" e de "IL SIGNORE DEGLI ANELLI" non abita proprio qui). Buono il cast di contorno (addirittura Charlotte Rampling, come grande sacerdotessa, che sta accanto allo stanco e vecchio imparatore di Walken). Denis Villeneuve ce l'ha finalmente fatta: ha fatto appassionare il mondo alla saga di Frank Herbert, cosa che non è riuscita, negli anni'80, a un grande come David Lynch, che, dalla sua, aveva un convincente Sting, qui rimpiazzato da un Austin Butler che sembra uno dei componenti della rock band francese, degli anni'70-80, Rockets, per quanto lo acconciano come calvo. Davvero colpito dai tatuaggi nel viso della Ferguson e di molte altre dive del film. Bardem, assieme a Brloin, si spartisce il ruolo di miglior personaggio maschile sdecondario della saga. Ancora, però,  alle astronavi con le ali a libellula preferisco gli incrociatori di "STAR WARS", o i mostri di Vega di Goldrake, scusate ma sono imbattibili! Comunque, un gran bello spettacolo, con i suoi pregi e difetti, forse pù filofofico che d'azione e non solo per ragazzi. Desertico e persino profetico.

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