Regia di Kirill Serebrennikov vedi scheda film
Dopo lo splendido "La Moglie di Tchaikovsky", Serebrennikov si avventura in un bio pic sul controverso Edouard Limonov, intellettuale, scrittore, poeta, attivista, rivoluzionario e chi più ne ha più ne metta. Russo di origine ucraina, quando l'Ucraina era ancora Unione Sovietica, Limonov, nome d'arte che prende spunto dalla parola russa "granata", fu una scheggia impazzita nel panorama intellettuale dagli anni sessanta in poi. Dissidente, ma neanche troppo, esule prima a New York e poi a Parigi, è di difficile gestione, specialmente su pellicola. La forza di questo film è proprio la regia di Serebrennikov, che regala poco più di due ore visivamente belle, moderne, pop, ricche d'invenzioni, con più registri. Quello che invece ha funzionato meno, con me, è stata la difficoltà a empatizzare con un uomo scorbutico e nevrotico, poco simpatico ed eccessivo, (almeno per la visione che ne dà il suo compatriota), un artista troppo sfaccettato, che pare tenere l'arte in molte scarpe, non riuscendo, il film, a darmi l'impressione di trovarmi davanti a un artista interessante. La deriva nazionalistica, quando Limonov proverà a formare un partito "rosso-bruno", ha finito per completare l'opera di delusione. Scelta comunque coraggiosa quella di raccontare un personaggio così "borderline" e che conoscevo solo di nome. Mi riprometto di approfondirlo, almeno per capire qualcosa in più sulla validità o meno della sua scrittura. Anche a questo, in fondo, servono i bio pic, a incuriosire, e "Limonov" ci riesce. Bio pic non imbalsamato, bel Cinema, con i distinguo di cui sopra.
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