Regia di Kirill Serebrennikov vedi scheda film
77° FESTIVAL DI CANNES 2024 – IN CONCORSO
Limonov – The Ballad è il primo film internazionale in lingua inglese di Kirill Serebrennikov , pur dedicato un un contemporaneo protagonista della madrepatria russa. E' l'adattamento della biografia romanzata, scritta da Emmanuel Carrère, del poeta , intellettuale, attivista politico ?duard Limonov, pseudonimo di ?duard Veniaminovi? Savenko, scomparso nel 2020.
E' una figura quanto mai cinematografica quella dell'intellettuale russo ucraino, che dall'URSS gerontocratico emigrò con l'amata modella Ekaterina nella caotica e vitale New York negli anni 70, dove non riuscì a sfondare come autore e si industriò a svolgere vari lavori, principalmente il maggiordomo per un milionario di Manhattan, pur continuando sempre a scrivere. Solo dopo il trasferimento in Francia venne riconosciuto dal grande pubblico e conobbe un certo successo editoriale come “dissidente”, etichetta che però rifiutava associandola a personaggi da lui detestati come Solženicyn. Con la caduta del Muro rientra in Russia, dove viene condannato con l'accusa di cospirazione ed entra successivamente in politica fondando un partito nazionalista bolscevico che aggrega soprattutto giovani di estrema destra. Una personalità provocatoria ed esplosiva quella di Limonov, lo pseudonimo che si sceglie deriva da limonka, espressione gergale per la bomba a mano, divorato dalla bramosia di successo e riconoscimento, ma anche da una irrefrenabile pulsione iconoclasta e sovversiva e da una voracità sessuale che esprimeva con donne e uomini, questi ultimi preferibilmente neri.
Serebrennikov affronta l'anticonvenzionale biopic con estro stilistico: il regista dichiara di averlo concepito come un album di fumetti o un collage, ricco di citazioni cinematografiche (in una scena per le strade di New York appare fugacemente, come fosse realmente esistita, la giovanissima prostituta interpretata da Jodie Foster in Taxi Driver). Un ruolo ovviamente importante è svolto dalla musica rock e punk di cui il regista è un appassionato cultore, come evidenziato anche dal sottotitolo The Ballad . Walking on the Wild Side di Lou Reed è l'appropriato brano-manifesto che risuona per tutto il film.
L'autore adotta un approccio eccessivo e spesso caotico, certamente originale, ma che purtroppo in diverse sequenze finisce per esagerare e per risultare stucchevole e per girare a vuoto, scadendo in un manierismo che smarrisce il focus del racconto. La sceneggiatura si concentra fin troppo sul vissuto newyorchese e affronta in maniera sbrigativa l'ultimo periodo russo, pur indubbiamente interessante e fondamentale per una comprensione completa della biografia, ma forse troppo respingente per il pubblico occidentale per l'esasperato nazionalismo delle posizioni politiche di Limonov.
Da segnalare positivamente invece l'ottima interpretazione di Ben Whishaw, che del suo personaggio incarna l'arroganza e le fragilità, la fame di vita e di fama ma anche la pulsione autodistruttiva.
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