Regia di Louis Leterrier vedi scheda film
Fast X. Pare il nome di una supposta, eh? “Prendete Fast X, la potente e spedita supposta, e dite addio alla costipazione”. E buondì cagotto. Eh sì perché questo film è meglio di un lassativo. Guardatelo troppo a lungo e… beh, potete immaginare gli effetti indesiderati anche gravi.
Pareva impossibile, dopo l’abisso d’insondabile cagneria del precedente “film”, fare di peggio o mantenersi sugli stessi sublimi livelli, e invece… Ce l’hanno fatta! Campioni del mondo, campioni del mondo! Il 10° capitolo è già assurto al grado di “coglionata maxima”. Un film concepito con due neuroni, peraltro impegnati a fare a cazzotti. E infatti perfino il tempratissimo Justin Lin a questo giro non ce l’ha fatta e ha alzato la bandiera bianca dopo appena una settimana di edotte ponderazioni in compagnia del brillante Vin Diesel.
Onde evitare di apporre l’“infamante” (per modo di dire, dato il livello miserabile di questa saga) marchio di Alan Smithee è stato dunque chiamato in extremis l’ameba Louis Letterier: tanto poteva essere chiunque, si trattava soltanto di prendere appunto ordini dal Diesel alle prese, pare, con la sua “opera magna”, la sua saga della vita, la sua “eredità” per la… familia, ovvio, nei secoli dei secoli e bla bla bla.
Risultato? Un episodio di estasiante bellezza. Un coacervo di scene buttate lì in puro stile Boris con “Gli occhi del cuore”– ovvero “a cazzo di cane” –, senza alcuna logica, neppure (sia mai!) narrativa. A cominciare da quella ambientata in una Roma che, a quanto sembra, per gli americani è composta da un’infinita discesa dove le palle-- eh-ehm le bombe possono rotolare in libertà. Già lì si capisce la tragedia, tra CGI orripilante (specie a fronte dei 340 milioncini di budget), progressione squinternata e monotonia soffocante.
L’unica nota positiva parrebbe, quasi quasi (rendetevi conto del livello medio dunque della recitazione), essere il super-mega-uber cattivo di Momoa, ma dopo 5 minuti anche lui viene a noia. Ci si illumina d’immenso soltanto in quelle 2-3 sequenze “intimiste” nelle quali si scoppia a ridere per via delle supreme doti d’attore di Diesel (intento ad esprimere la più profonda tristezza o la più grande sorpresa con sempre la stessa faccia imbambolata che manco un gesso) e dell’insuperabile scemenza e banalità delle battute (imbarazzanti a livelli quasi inediti, perfino per la saga “velocissima, premiatissima e dal 2001 orgogliosamente priva di cervello”).
Inutile dire che anche stavolta l’unica antagonista azzeccata, cioè la Cipher di Theron, viene subito accantonata insieme alla Rodriguez, per coinvolgerle giusto in una “magistrale” sequenza tipo catfight di inenarrabile idiozia.
Per il resto, poco da fare, il grande cinema non si smentisce. Tra nuovi personaggi introdotti uno più scemo/insopportabile dell’altro (la punta di diamante è rappresentata, forse, dalla “Piccola Nessuna” di una Brie Larson si vocifera capitata sul set per sbaglio); scene madri in cui puntualmente a rimanerci secchi sono comparse di cui non frega un emerita cippa ad anima viva (con tanto del sacrificio “fraterno” più imbecille ed insensato della storia del cinema); scenografie e “trovate” di “sceneggiatura” deliranti (non importa dove nel mondo, ma lui, “Dante”, sempre c’è e sempre intriga, traffica, combina, pianifica… e nessuno s’accorge di niente); in generale confezione tirata via e poverissima – tra fotografia “smarmellata” da telenovela e montaggio da crisi di nervi – sempre a fronte di un costo di produzione esorbitante.
L’aggravante, in questo caso, è che il sedicente film neppure finisce: si interrompe, ovviamente di nuovo “a cazzo di cane”, lasciandoci letteralmente “col fiato sospeso”, in preda a maceranti dubbi su chi sarà a dimostrare di avercelo più lungo. Che tensione, ragazzi, che ansia, che attesa: Fast XI è alle porte, non disperate!
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