Regia di Pilar Fogliati vedi scheda film
Per un pubblico femminile forse potrebbe essere più interessante, per quanto mi riguarda, alla lunga la Fogliati non la sopportavo più e non sono riuscito a finire il film, non è da me, ma ero esasperato.
Io penso che per le donne far ridere anche l'altro sesso sia molto complicato, specialmente se sei una bella ragazza, non è maschilismo è così, devi essere un vero fenomeno, come ad esempio lo è una Virginia Raffaele.
Pilar Fogliati alla lunga, nonostante qualche bella idea qua è la, diventa estremamente irritante, soprattutto quando non c'è un regista o degli sceneggiatori che frenino questo mania di protagonismo.
Si sente il volere di voler portare il Verdone degli inizi in chiave femminile e moderna, ma mentre Verdone (quando era bravo e seguito da Sergio Leone, anche in altri momenti senza il suo mentore per carità) si serviva sapientemente di comprimari che regalassero un tono essenziale in più ai propri film, indimenticabili Mario Brega, Sora Lella, Christian De Sica, Alberto Sordi, Claudia Gerini, Angelo Infanti, Angelo Bernabucci e tutti gli altri.
Qui Pilar Fogliati, come fu per quel disastro di Troppo sole (1994) di Sabina Guzzanti, è il centro di tutto il film e deve far ridere solo lei, solo i suoi fottuti personaggi, personalmente questo dopo un po' l'ho trovato insopportabile.
Nonostante fossi sfinito ho cercato di vedere anche gli ultimi episodi del film a pezzi, ma la minestra non cambiava mai.
Qualche idea carina c'è, anche a livello di dialoghi, registicamente da segnalare qualche piano sequenza non male tipo quello della sceneggiatrice palermitana che si fa tutta Pigneto mentre ha quel flusso di grinta tirato fuori dalla sua psicologa.
Che dire, un occasione persa per me, ma so che ci sarà chi lo apprezzerà, sicuramente l'impegno c'è stato, la prossima volta forse Fogliati imparerà dai suoi errori, il talento c'è ma va gestito come si deve.
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