Regia di Hirokazu Koreeda vedi scheda film
Un film bello ed essenziale, a tratti quasi crudo nel raccontare il bello ed il brutto dell'infanzia, del rapporto tra genitori e figli e di questi ultimi con i maestri, con uno sviluppo tripartito che permette di seguire diversi punti di vista e prospettive di una stessa vicenda
L'infanzia è un'età bella e difficile allo stesso tempo, come se fosse impossibile godere del piacere del disincanto senza pagare pegno con una serie di problematiche esistenziali nel rapporto con i propri coetanei, dal bullismo alla presenza di genitori iperprotettivi ( o all'opposto assenti) e insegnanti non sempre all'altezza del loro compito. Questa delicata (ma anche per certi versi dura) pellicola giapponese risponde in parte a tanti di questi aspetti, e lo fa senza tralasciare anche quel sottile velo di tristezza che si insinua nei bambini davanti alle piccole e grandi tragedie della vita. Certo la realtà scolastica giapponese può sembrare molto distante e vien da pensare che certe situazioni paradossali qui potrebbero verificarsi con minor frequenza, ma la capacità del regista di usare una storia tripartita seguendo i diversi punti di vista dei personaggi principali permette di ottenere un risultato decisamente apprezzabile, che in più di un occasione strizza l'occhio al maestro Kurosawa ma che comunque ha una sua sostanziale univocità. Il rapporto tra due bambini che sono amici ed al tempo stesso non si dimostrano tali davanti agli altri, l'inadeguatezza di un insegnante che in realtà è figlia di una serie di equivoci, e il senso di colpa di una madre single davanti alle palesi difficoltà del figlio sono il filo conduttore di un'opera che colpisce per essere di una crudezza essenziale, come se ad un certo ineluttabile destino non ci fosse possibilità di sfuggire. Un film bello ed a tratti commovente, che guarda al mondo dell'infanzia immergendo lo spettatore nel bello e nel brutto di questa età di tante luci ma anche di innegabili ombre.
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