Regia di Hirokazu Koreeda vedi scheda film
Kore'eda porta avanti il lascito di Rashomon del maestro Kurosawa - presente anche in the last duel di Ridley Scott - ossia: non esistono verità, ma solo immagini falsate.
"Chi è il mostro?" ripetono morbosamente i personaggi di questa vicenda intricata, in bilico tra la detective story e il film sentimentale. E se il mostro non fosse un singolo ma un intero Macrocosmo - quello giapponese - fatto di pregiudizio, bullismo e giustizialismo? Un Giappone dove le istituzioni devono salvare sempre apparenze e immagine pubblica, dove convinzioni e convezioni portano a schiacciare il candore e la purezza dei singoli, costretti a sopprimere ,sotto una colata di fango, la verità - che nel film coincide con un bosco di Miyazakiana memoria, all'interno del quale è possibile essere sé stessi - e ad adattarsi alla convenienza, vivendo quella realtà opprimente e infernale, rappresentata da una dimensione urbana che prende fuoco e che al centro della città, presenta un lago nerissimo, oscuro come le brutture appunto, di un'intera società miope e bieca, che non ammette diversità. Oltre all'uso sapiente della scenografia, il tutto è reso ancora più magico e sospeso dal pianoforte del compianto musicista Ryuichi Sakamoto.
A mani basse, una delle mie esperienze cinematografiche più intense di sempre.
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