Regia di Josh Greenbaum vedi scheda film
Demenziale, volgarissimo, sboccato, solo per appassionati, i quali troveranno divertenti molto momenti. Impresentabile per gli altri.
A volte escono dei film, solitamente ributtanti, dove i cani sono i protagonisti, e pure parlano. Non mi riferisco ai cartoni animati, proprio ai film, con cani veri, che con la computer graphic vengono fatti parlare muovendo in qualche modo le loro fauci, a tempo con quello che dicono. Ben venga dunque questo film, volgarissimo e sboccato, demenziale e impietoso, pertanto, molto divertente, in cui i protagonisti sono sempre dei cani, ma parlano come gli umani, dunque, una marea di parolacce, doppi sensi, situazioni volgari. Il protagonista è un cagnolino il cui padrone, uno sfaticato nullafacente, non è il migliore padrone del mondo, come crede lui, ma una merdaccia, che cerca invano di abbandonarlo, finchè vi riesce lasciandolo a qualche centinaio di km di distanza. Il piccolo cane ne conoscerà presto un altro, randagio, che gli spiegherà la vita dei cani sena padrone, e gli presenterà altri due cani, un alano e una australian sheperd (simile al collie). I tre amici aiuteranno il protagonista a tornare a casa, dove lui è deciso a “strappare l’uccello a morsi” al suo padrone. Ne succederanno di ogni, durante il percorso. Nelle ultime scene, finalmente l’alano e la australian sheperd coroneranno il loro amore, alla cui vista un vecchietto sulla panchina commenterà “Mi ricorda quando ero giovane”, ma l’altra vecchietta sulla panchina dirà “Lei si scopava i cani?”. Il film è tutto così, impresentabile, volgarissimo, a volte geniale, spesso divertente. Per me, un 6/7, fu solo nono negli incassi settimanali italiani e anche nel mondo andò da schifo. Curioso che il titolo originale fosse “Strays”, cioè randagi, mentre in Italia è uscito con un titolo molto più volgare (“doggy style” si può tradurre come “alla pecorina”).
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