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Monsoon Wedding

Regia di Mira Nair vedi scheda film

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Stefano L

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La recensione su Monsoon Wedding

di Stefano L
7 stelle

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“Monsoon Wedding” si avvia con un'esplosione di colori ed un ritmo funk sinuoso, facendoci immergere immediatamente in quell’atmosfera corale che avvolge il frizzante mood del lungometraggio. È una commedia romantica, a tratti languidamente melodica, sul divario che separa le generazioni di una famiglia indiana, in attesa di un matrimonio la cui cerimonia viene preparata con la logistica e l’attenzione di un’operazione marziale; pur inserendosi in un contesto sfarzoso ed impegnativo, come quello delle nozze, lo spettacolo allestito da Mira Nair non si astiene da un’illustrazione echeggiante di musiche folkloristiche degne di un brioso show bollywoodiano mescolato ai piaceri e i patemi convenzionali del tableau vivant coniugale... Il vivace campionario di sotto-vicende composte da piccoli siparietti farseschi stigmatizzano ed esaltano (evitando stucchevolezze) l’humus eclettico di una comunità dalle norme di perentoria osservanza e costante inadempienza. I personaggi ne appaiano premurosamente ed entusiasticamente legati, fra improbe circostanze (l’abbiente zio dai modi generosi ma l’indole ambigua, il tradimento irredimibile della sposina, il fratellino adolescente, aspirante ballerino, inviso dal padre) e rocambolesche traversie.. La trama comunque ruota principalmente intorno agli incidenti e le incomprensioni dei consanguinei di Hemant (Parvin Dabas), e della candida fanciulla Aditi (Vasundhara Das), entrambi futuri consorti combinati dai rispettivi parenti, a sua volta coinvolti, assieme agli organizzatori, in esilaranti, fervide infatuazioni. Non è difficile costatare che la più suadente, in quanto minimalista nella stentata comunicazione ed abbacinante nel pathos, è chiaramente quella di P.K. Dubey (Vijay Raaz), il consulente del ricevimento, stregato gradualmente da Alice (Tillotama Shome), timida e carina serva dei Verma. Le piogge monsoniche temperate dal calore estivo di Delhi, le tinte sfavillanti e la luce meticolosamente soffusa del fotografo Declan Quinn attribuiscono a questi frangenti quel lirismo rifulgente degno di lode per la misura e l'armonia con cui è stato sviluppato: non si cede a soluzioni dalla prassi manierista o logorate da una simulazione sdolcinata dell'attrazione, ragion per cui gli incontri tra i due innamorati si palesano cocenti e ben amalgamati alla struttura del plot. Meno persuasiva, invece, la parentesi più prevedibile del nipote di Melbourne e il corteggiamento nei confronti della cugina di Aditi, il quale termina con un'ordinaria gara danzereccia durante la festa precedente all’unione ufficiale… Parlato un po’ in inglese e per il resto in Punjabi, coadiuvato dalle performance di validi attori (quali Lillete Dubey, Naseeruddin e Shefali Shah), pulsante di arrangiamenti techno, jazz e pop, “Monsoon Wedding” si conferma quindi un intrattenimento dilettevole che trae paradossalmente il suo fascino dalla deliziosa, polimorfa foggia “usa e getta”.

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