Regia di Mira Nair vedi scheda film
Balla la promessa sposa, balla il promesso sposo, ballano i familiari, ballano il wedding planner (che mangia i fiori gialli delle cerimonie, non somiglia a Jennifer Lopez dell’omonimo film, ha una madre preoccupata soprattutto di non avere una nuora, dei nipotini e dei titoli di Borsa che salgono) e la sua futura moglie. Ballando e cantando, sotto la pioggia monsonica, si concludono, in letizia e in puro stile Bollywood, i movimentati giorni di preparazione del matrimonio di Aditi Verma. Mira Nair, lanciata nel 1988 da “Salaam Bombay”, con una filmografia non proprio impeccabile, ha sempre pensato più ad Hollywood, riveduta in chiave “local”, che all’eccezionale tradizione del cinema d’autore indiano (Satyajit Ray su tutti). Interessata a incuriosire lo spettatore internazionale e non di nicchia, pratica un cinema più controllato e abile rispetto agli stereotipi e alla dimensione avventurosa e melodrammatica dei filmoni commerciali prodotti dall’industria cinematografica del suo paese e cucina un curry-movie da esportazione. A volte gustoso, gradevole e divertente. A volte, fasullo. Insiste, a proposito di questo film, su una Nuova Delhi come colorato universo globalizzato, ma le immagini di strada (testimonianza del suo passato di documentarista) contraddicono le sue dichiarazioni. Le disavventure di congiunti, servitù, emigrati di ritorno e affettuosamente gli altri invitati, in realtà, sono uno spiedino, croccante e speziato, di commedia, soap e musical.
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