Regia di Luigi Filippo D'Amico vedi scheda film
Il domestico è, con tutti i limiti del caso, una sorta di maldestro remake di Una vita difficile di Risi (1961), che vedeva Alberto Sordi protagonista. Qui, date le limitate capacità espressive di Buzzanca - o quantomeno quelle affibbiategli dai produttori, perchè l'attore siciliano ha dimostrato in più occasioni di saper fare di meglio che commediole insulse a sfondo erotico -, la situazione si riduce a una farsetta sguaiata nel nome del qualunquismo servilista (in lieve anticipo sui tempi, peraltro, perchè l'uscita del primo Fantozzi, capolavoro sul tema, è di qualche mese più tardi e scatenerà un boato di approvazione parallela fra pubblico e critica). Effetti speciali, si intende, sono le cosce e i seni delle belle protagoniste, da Martin Brochard a Femi Benussi a Malisa Longo. Soggetto e sceneggiatura di Sandro Continenza e Raimondo Vianello, coppia che in quel periodo licenziò qualche lavoruccio di simile, mediocre livello, per sopravvivere in un cinema italiano ormai irreversibilmente cambiato rispetto ai tempi d'oro dei '50/'60. Fra gli altri titoli, L'arbitro, pellicola di analogo, scarso spessore girata pochi mesi prima dallo stesso D'Amico, che completerà il trittico con protagonista Buzzanca nel successivo San Pasquale Baylonne protettore delle donne (1976). Da segnalare la partecipazione di buoni e ottimi nomi nel cast: Arnoldo Foà, Gordon Mitchell, Luciano Salce, Enzo Cannavale, tutti impiegati per non più che una manciata di minuti. Musiche di Piero Umiliani, non fra le sue migliori, ma piacevoli. 3,5/10.
Dal 1943 agli anni '70 Sasà fa il domestico per i più disparati padroni: da un gerarca nazista a un produttore di cinema, fino a un ingegnere intrallazzone milanese. E ancora non è finita...
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