Regia di Julius Avery vedi scheda film
Esorcistico che non aggiunge niente di nuovo o di interessante al sotto filone che dal 1973, anno di uscita de L'Esorcista di William Friedkin, produce cloni su cloni. L'Esorcista del Papa questo è: un clone. Ispirato, credo molto liberamente, ai libri dell'esorcista Gabriele Amorth (che se potesse vedere il film, ne sono certo, non perderebbe tempo nel definirlo “una grandissima e pericolosa stupidata”), si traduce in un frullatone composto da L'Esorcista (saccheggiato a più non posso), The Nun (2018) e Il Rito (2011). Proprio da quest'ultimo film arriva lo sceneggiatore Michael Petroni, oltre l'idea dell'esorcista che finisce per essere posseduto dal demone che cerca di esorcizzare (idea peraltro presente anche nel film di Friedkin). Da The Nun invece viene confermata la vicenda legata a un'abbazia maledetta nelle cui “viscere” è stato sepolto lo spirito di un demone estremamente potente (Asmodeo) che si libera a seguito dei lavori di restaurazione (con tanto di studi su volumi antichi dove si narra tutta la vicenda pregressa). Julius Avery, alla regia, riprende molto dal collega Corin Hardy per quanto concerne le scenografie dell'abbazia (dispersa tra i boschi), gli scheletri mummificati, i pozzi d'acqua e le apparizioni sotto altra forma delle quali si rende protagonista il demone, che avvinghia i rivali nel tentativo di strozzarli o affogarli.
Russel Crowe, che da corpo ad Amorth, è una macchietta fumettistica (il demone si rivolge a lui chiamandolo “Gabry”) degna erede di Constantine piuttosto che del Von Sydow ammirato nel 1973 o del reale personaggio effettivamente esistito. Indisciplinato verso i superiori, amante del caffè, avvezzo a un eloquio che non lesina parolacce e che lo porta a presentasi in modi alquanto folkloristici (si muove in sella a una Vespa sul cui scudo ha appiccicato l'adesivo del cavallino rampante della Ferrari!?). L'epilogo, dove lo vediamo manovrato dal diavolo, ha una valenza blasfema che suona da oltraggio verso la figura e il significato che in certi ambienti ha rappresentato l'uomo Amorth.
La regia non è male, così come è garantito l'intrattenimento, al di là comunque del copione debole e ultra-inflazionato (punto debole del film).
Tra le cose che non piacciono segnaliamo i continui rimandi a L'Esorcista (il turpiloquio del demone, gli ammiccamenti sessuali, le croci che si ribaltano, le stelle a cinque punte, la spiderwalk anche qua presente, le scritte che affiorano sulla pelle del posseduto e i preti e le persone che, attinte da forze sconosciute, volano da una stanza all'altra).
Franco Nero nei panni di Wojtyla è credibile quanto un truffatore al cospetto di Arsenio Lupin, appare inoltre poco convincente nell'interpretazione. Non mancano i momenti trash quali la bocca di Crowe che si dilata in un urlo che rimanda a quello del satanista al telefono nel film La Terza Madre o la scena in cui Franco Nero vomita un getto di liquido rosso in faccia a un prelato, segno evidente che la zuppa di piselli nel nuovo secolo non va più di moda. Genererà polemiche a non finire e difficilmente avrà successo, sebbene l'epilogo sia aperto all'eventualità di un sequel (il film narra un caso affrontato da Amorth in Spagna nel 1987). Vedibile (buoni gli effetti speciali), ma assai deludente.
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