Luther, il visionario detective londinese che legge l'anima negli occhi dei malviventi, viene incastrato e sbattuto in galera dallo psychokiller che tormenta lui e la city. Il mondo gli crollerà addosso, mettendogli contro tutti, e dovrà sudare le proverbiali sette camicie per far rientrare il miasma che infetta Tebe...ah no, Londra.
Ok, la serie resta inarrivabile.
E non basta un film a rimettere a posto le cose.
Del resto anche l'immenso Gino Cervi cercò di bissare il successo del suo Maigret televisivo con la goffa (e, per fortuna, unica) uscita cinematografica di Maigret a Pigalle (1967).
Ça arrive, or better: it happens.
Poi il film dopo una serie dovrebbe essere di chiusura, e invece il finale aperto, neppure velatamente, riporta la palla al centrocampo.
Dell'ippocampo. Che fa ricordare quanto più bella fosse la serie. Aridanghete?
Eppure anche questo film deve essere visto, per 'completismo'.
Certo bisogna sospendere parecchio l'incredulità, perché ne succedono di tutti i colori, mancano solo la pioggia di rane e le cavallette. E pure Idris Elba, nella serie tenuto a freno, qui produce e viene preso dalla sindrome di Sylvester Scazzone, con tanto di ferita autocucita, e - udite - scazzottata mentre la jeep, derapando fra i nevai, finisce per affondare in un lago ghiacciato.
Pazienza, sospendiamo e guardiamo.
Anche perché un cattivo come lo fa Andy Serkis, il fu Gollum, rende il tutto veramente godibile.
Ora sta a voi.
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