Regia di Giuseppe Battiston vedi scheda film
Due amici, un po' pasticcioni e un po' in gamba, decidono di trasferirsi in un piccolo centro rurale del Friuli più nascosto. Apprezzabile esordio di Battiston dietro alla macchina da presa.
Niente male questa prima regia di Battiston, attore che si è conquistato a poco a poco un posto di rispetto nel cinema italiano. Ricordo di averlo visto la prima volta nei panni del ciccione esagitato, lasciato dalla moglie, di “L'uomo perfetto” di Luca Lucini (2005). E da quel momento non è stato fermo un attimo.
Secondo me Battiston sa dirigere: sa scegliere l'inquadratura e dare il giusto ritmo fluido al film; sa, insomma, quando iniziare e tagliare sequenze e inquadrature. Di solito questo non avviene con i registi alle prime armi. Dove può migliorare, è, secondo me, in sede di scrittura. È coautore della sceneggiatura, e deve aver avuto un ruolo di supervisione. Il suo film, infatti, è un po' arruffato nei dialoghi e nella definizione dei personaggi. Ci voleva qualche tratto in più e più convincente per definire il carattere dei suoi protagonisti, per dire qualcosa del loro passato e ritrarli con qualche particolare in più nel presente. Non bisogna aver paura di un po' di complessità, quando molti altri film italiani affogano nella piattezza e nella banalità.
I due protagonisti sono persone serie per certi aspetti, ma per altri sono dei bambinoni. Nel loro carattere convivono faciloneria, ingenuità, passione, e qualche capacità concreta. Sono però fondamentalmente brave persone, due buoni amici, che si dicono la verità anche se vergognosa, e sanno perdonarsi. E sanno pure rialzarsi dopo una rovinosa caduta.
Il film di Battiston cerca un delicato equilibrio tra il serio e il faceto, tra il buffo e l'amaro, e forse vuole essere agrodolce. Ciò è praticamente raggiunto. Dove io invece andrei più cauto è la ricerca della battuta umoristica, della gag, qui gli scivoloni nella farsa e nello scontato sono dietro l'angolo. La pellicola non vi cade del tutto, ma qualche volta barcolla quando cerca di provocare la risata.
Una curiosità. D'accordo che è un'opera quasi interamente ambientata in una comunità rurale del Friuli, ma non ci compaiono neanche di striscio cellulari, internet, e simili. In generale, mi pare che il film spezzi una lancia per i valori umani tradizionali e un modello di vita più tranquillo e non dipendente dalla tecnologia. Inoltre, compaiono i dischi in vinile e persino un vecchio juke-box, che fa tanta nostalgia.
Al di là di tutto, la visione è gradevole, non annoia mai, e ci regala situazioni e personaggi originali. Oltre a ciò vengono sempre evitati lo scurrile, il greve, e il cinico, e questo io l'apprezzo molto.
L'ho visto al festival del cinema italiano di San Pietroburgo, in una sala grande piena per tre quarti, il che farà certamente piacere a Battiston.
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