Regia di Giuseppe Battiston vedi scheda film
Fausto e Fausto sono due conoscenti molto diversi tra loro, ma uniti da una passione: quella per la campagna. Entrambi vivono malissimo lo stress della routine cittadina e, quando uno dei due eredita una casa nel verde di un paesino sperduto, i due decidono di trasferirsi là e cominciare una nuova esistenza rurale, rilassata e a stretto contatto con la natura.
L'esordio di Giuseppe Battiston dietro la macchina da presa, a 55 anni suonati (classe 1968), è nel segno della commedia brillante con intenti – per quanto leggeri – di critica sociale. Le bizzarre vicende di Fausto e Fausto prendono dichiaratamente spunto da quelle di Bouvard e Pecuchet, protagonisti dell'ultimo grande romanzo di Gustave Flaubert, pubblicato postumo e incompleto. Ma quanto ci è giunto di quell'opera è comunque sufficiente a imbastire un chiaro discorso di satira, nella sceneggiatura del regista/protagonista e di Marco Pettenello, sulla contemporanea frenetica corsa verso la campagna e la natura da parte di esseri umani sempre più spaesati (e stressati) all'interno dei contesti cittadini. Ma, naturalmente, la presunzione di poter domare la natura a proprio piacimento si rivela ben presto tale. “Sono diverse settimane che mangiamo radicchio”, dice a un certo punto Rolando Ravello, esasperato; Battiston risponde serafico: “Sono diverse settimane che non cresce altro”. Questo è quanto: ambizione e rassegnazione vanno a braccetto nell'uomo moderno esattamente come funzionava nell'Ottocento di Flaubert. Nel cast, oltre ai due nomi citati, troviamo anche Teco Celio, Diane Fleri e Roberto Citran. Cento minuti tondi di durata, buona la tenuta narrativa, non molto impegnativi gli argomenti nel complesso. 5,5/10.
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