Regia di Giuseppe Battiston vedi scheda film
Film delicato, e già perciò prezioso. In punta di piedi, veniamo portati in un luogo dove la tecnologia non ha fagocitato l'uomo, ma ne è ancora alleata (trattore, auto da 4 soldi, ma senza trappole per la sorveglianza digitale, e poco altro). Operazione lodevole, per rammentarci cosa stiamo perdendo come umani e società.
Altrove può essere un luogo, o un sentire. In questo caso, è entrambi. I nostri protagonisti sono fuori dal loro tempo: usano fotocamere a pellicola, cartine stradali, e si danno del lei. La loro fuga li porterà a una vita dimenticata, in un "altrove" che un modo differente di rapportarsi a se stessi e al prossimo.
L'operazione cinematografica è riuscita solo parzialmente, afflitta soprattutto da una sceneggiatura che sembra arrancare e girare in tondo, senza volersi sbilanciare. PIù che una svista, comunque, parrebbe una scelta ben precisa, per focalizzare l'attenzione sul quotidiano e senza voler invece stupire o sconvolgere a tutti i costi: in questo senso Io vivo altrove! può considerarsi un antidoto al cinema dilagante, che vive di e impone continui colpi di scena, impatti visivi ostentati e situazioni spesso inverosimili. Purtroppo se, da un lato, ci compiace questa morigeratezza e l'offerta di un'alternativa pacata ed elegante a certo cinema fracassone e scomposto, dall'altro lato è innegabile che qualche evento catalizzatore dell'attenzione sarebbe pur servito a caratterizzare l'opera.
La fotografia presta il fianco a qualche critica, ma viene arricchita da alcune ambientazioni e costumi.
Il giudizio globale non può non tener conto degli evidenti limiti narrativi, ma merita un omaggio e un elogio l'autore/attore, per aver regalato questo coraggioso salto "altrove" a un pubblico sempre più assuefatto e oramai appiattito nella serialità. Difficile pensare a un grande successo al botteghino, ma comunque anche questo probabilmente, oggigiorno, può considerarsi sintomo di qualità.
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