"E noi qui, sdraiati come gatti ... sui rami come gli usignoli."
Due ideali sognatori vicini alla cinquantina, disillusi e isolati dalle rispettive indoli protese all'asocialità, si ritrovano ad una gira e, dopo aver scoperto di chiamarsi entrambi Fausto, e di coltivare interessi ben al di fuori della maggior parte delle persone che sono costretti a frequentare, decidono di abbandonare ognuno la propria vita stressante ed ingenerosa, per recarsi a vivere nella tenuta che il Fausto ex bibliotecario ha ereditato dalla nonna.
Utilizzando la dimestichezza tipica dell'altro Fausto nei confronti dell'elettronica, i due miti ed ingenui amici, armati di uno smodato ottimismo decisamente opportuno, ma anche fuori luogo, si improvvisano contadini e allevatori, nonché produttori di birra, generando un certo scompiglio tra la retrograda e invidiosa comunità che si trova in qualche modo costretta ad accoglierli.
Al suo esordio in qualità di regista, il bravissimo attore friulano Giuseppe Battiston si impegna a portare a termine un piccolo film tenero e divertente; una commedia dolceamara che intende esaltare l'incoscienza e l'audacia di una scombiccherata coppia di nuovi amici, incontratisi per un caso del destino, e destinati ad esordire ed a protrarsi con tenacia ed indolenza su territori ammirati quanto sconosciuti, in cui si ritrovano coinvolti con la tragicomica ed assai nota tecnica dei debuttanti allo sbaraglio.
Ma il piccolo film è anche l'occasione per dipingere con sagacia piccoli e sapidi ritratti tipici di comportamenti umani arcani ove la diffidenza verso il nuovo e l'invidia fanno da padrone, mentre i sentimenti antagonisti improntati all'ingenuità del pensiero puro e positivo si dimostrano forieri più di pasticci, che di concreti risultati.
Io vivo altrove! vive e si fa forza sulla semplicità che lo caratterizza e tratteggia la sintesi, talvolta un po' paradossale, tipica di due mondi antitetici che non smettono di cercare di studiarsi per tentare di comprendersi a vicenda: quello puro che caratterizza il mondo contadino, e quello del progresso senza sosta tipico della città: due aspetti antitetici che, tuttavia, spesso hanno bisogno uno dell'altro, senza tuttavia riuscire mai veramente ad ammetterlo.
Il film può contare sulla presenza fondamentale di due attori di razza, che si scambiano da tempo favori reciproci: oltre al citato "caposquadra", il film si avvale del prezioso contributo, in qualità di co-sceneggiatore e di co-protagonista, del bravo Rolando Ravello.
Proprio quest'ultimo ha recentemente diretto Battiston nel suo più recente film da regista intitolato E' per il tuo bene (2020), mentre qui i ruoli si scambiano, invertendosi.
Il resto del film si compone di folklore paesano, di piccoli cattiverie e cocciutaggini anche divertenti, che disegnano figure stoiche, pur se talvolta un po' puerili, ancorate a realtà che ormai fanno parte di periodi storici inevitabilmente trascorsi e perduti in quel che resta dei ricordi.
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