Regia di Sergio Martino vedi scheda film
Un insolito Sergio Martino dedito alla fantascienza (e un pochettino anche all’horror), questo di 2019 – Dopo la caduta di New York; l’esperimento però non soddisfa molto né l’autore (che non tornerà più al genere, se si escludono un paio di sortite orientate al fantasy quali Vendetta dal futuro, 1986, e La regina degli uomini pesce, 1995), né il pubblico, che in effetti non ha premiato e neppure ricordato più di tanto questo titolo. Probabilmente la trama convenzionale (l’eroe che deve salvare la bella in uno scenario post-atomico) e lo scarso impatto degli interpreti (il protagonista Michael Sopkiw, esordiente, è monoespressivo) hanno contribuito alla disfatta dell’opera; la sceneggiatura è firmata da Julian Berry (Ernesto Gastaldi) e Martin Dolman, accreditato anche come regista e nome facilmente riconducibile a quello di Sergio Martino (se ci fossero ulteriori dubbi, produce suo fratello Luciano). Fra gli interpreti secondari si ricordano Edmund Purdom, George Eastman truccato da scimmione violentissimo (dal nome fantasioso di Big ape) e una giovane Anna Kanakis; colpiscono per quanto sono insulse le musiche dei fratelli De Angelis, solitamente capaci di lavori ben migliori. In sostanza 2019 – Dopo la caduta di New York (accusato da più parti di scopiazzare 1997: fuga da New York di John Carpenter, uscito un paio di anni prima) è un film confezionato decentemente, ma senza nulla da dire. 3,5/10.
In un’apocalittica New York postnucleare, il prode Parsifal deve trovare e portare in salvo la bella Giada, ultima donna fertile rimasta sulla Terra. Ma fra replicanti, uomini scimmia e violenti mangiatori di ratti, il cammino del nostro eroe sarà complicatissimo.
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