Regia di Sang-ho Yeon vedi scheda film
Buon film di SCI-FI, con parecchi spunti di riflessione. Ottima prova attoriale della compianta Soo-yeon Kang.
Siamo nel 2194, a causa dell'innalzamento dei mari, dovuto al riscaldamento globale, la Terra si è trasformata in un pianeta inabitabile. L 'umanità è stata costretta a trasferirsi in rifugi artificiali, costruiti all’uopo, in orbita nello spazio tra la Terra e la Luna. Presto però alcuni di questi hanno deciso di autoproclamarsi indipendenti, col nome di Repubblica Adriana, attaccando indiscriminatamente tutti gli altri e dando vita a una violenta guerra civile, per lo più affidata ai soldati robot o a mercenari. In questo futuro distopico, la società coniugando scienza e tecnologia, è riuscita a fabbricare corpi sintetici immortali, in grado di ospitare i cervelli di persone, vicine alla morte organica. I più ricchi possono permettersi una traslazione di tipo A, in cui il clone ha gli stessi diritti di un umano, oppure di tipo B, dove la “copia” ha solo parziali libertà, infine per i meno abbienti c’è il tipo C, in cui la mente clonata è proprietà aziendale. Tra i guerrieri più efficaci c’è la leggendaria Jung-Yi, che però fallisce proprio nell’operazione militare che avrebbe dovuto portare alla risoluzione del conflitto bellico, dopo capiremo perché, riducendosi in stato di coma e condannando l’umanità a ulteriori decenni di guerra. Trentacinque anni dopo sua figlia, la scienziata Seo-Hyun la compianta Kang Soo-yeon alla quale il film è dedicato, clona il cervello della madre digitalizzandolo, per inserirlo in soldati androidi supertecnologici, da produrre in serie. Assieme a un team di ricercatori sottopone questi cloni a continue simulazioni, per individuare l’unico errore commesso dalla madre e poter realizzare la macchina bellica perfetta e letale. Per la donna, il progetto ha svariate valenze: porre fine alla guerra, riscattare la memoria di Jung-Yi e in qualche modo, esorcizzare il senso di colpa che prova da 35 anni; da piccola, si era ammalata di un cancro ai polmoni e per pagarle le cure, la madre aveva dovuto continuare a combattere. Il giorno del suo intervento era coinciso con la morte in battaglia di Yun Jung-yi, la cui mente era diventata di proprietà della "Kronoid". Intanto dover veder morire ripetutamente, tra indicibili sofferenze, i cloni della mamma è sempre più doloroso; mentre il suo antipatico direttore non ha alcuno scrupolo, Seo-Hyun consapevolizza, l’orrore di queste azioni disumane ed eticamente scorrette, peraltro a causa di un imminente fine del conflitto e per l’eccessivo costo del progetto, che non riesce a raggiungere i parametri di riferimento, il team sta per essere esautorato: cosi Seo-hyun fa un ultimo disperato tentativo per salvare sua madre. Grosso merito per la riuscita del film, va dato sicuramente alla protagonista, Soo-yeon Kang. L’attrice interpreta la team leader del laboratorio con grande slancio, portando sullo schermo un personaggio tanto sobrio e silenzioso nei rapporti con gli altri, quanto interiormente lacerato. Una performance riuscita ma mesta, un canto del cigno, presagio di ciò che, poco dopo, sarebbe accaduto alla famosa attrice sudcoreana, scomparsa per emorragia cerebrale, a maggio dell’anno scorso.
Yeon è lucido nel descrivere una società arida, ormai incapace di provare sentimenti e una qualche compassione e tocca tematiche importanti, come l’identità, la coscienza, il senso della vita, il confine tra umano e macchina senziente, il rapporto madre/figlia con le sue implicazioni affettive e poi riflessioni sul futuro della razza umana. Nella parte finale la storia prende una piega “action” in cui il regista dimostra, di saper girare anche le sequenze più movimentate e le scene di combattimenti.Il film è interessante
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