Regia di Marcello Pagliero vedi scheda film
Vergine moderna è una specie di anticipazione di Io la conoscevo bene (Antonio Pietrangeli, 1965), descrivendo dieci anni prima quella stessa parabola di arrivismo sociale ed autodistruzione morale di una giovane ragazza convinta di poter arrivare dovunque solo in virtù delle proprie grazie. Acuto - se non addirittura preveggente - è quindi lo sguardo di Ennio Flaiano, che scrive questa sceneggiatura quando ancora il cinema italiano fatica ad emanciparsi dai toni crudi del neorealismo, il cui obiettivo pare essere sempre puntato verso il basso. Qui si tratta invece di una scalata verso le vette della società, verso la fama ed il benessere economico, ma la denuncia - fin troppo buonista - dei mezzi scorretti con cui la protagonista si lancia in tale impresa è impostata in maniera piuttosto scontata, tanto da giungere ad un finale oltremodo patetico nelle sue palesi intenzioni di aggiustare tutto e confortare lo spettatore. Pietrangeli andrà ben oltre, proponendo un discorso di degrado fisico al fianco di quello morale per la protagonista del suo film di una decade successivo, arrivando quindi ad una conclusione tutt'altro che rassicurante. Pagliero ha qui a disposizione un discreto cast, anche se la Britt come protagonista - pur non dannosa - non ha il piglio incisivo che il personaggio meriterebbe; in ruoli laterali troviamo però icone come Gabriele Ferzetti e Vittorio De Sica, ma anche nomi meno celebri (ma non per questo meno interessanti) come quelli di Vittorio Sanipoli e Mirko Ellis. Musiche di Nino Rota, scenografie di Carlo Egidi, fotografia di Mario Montuori. 5/10.
Ragazza di modesta famiglia tenta di inserirsi nel 'bel mondo' seducendo qualche pezzo grosso: commendatori, banchieri, gente dello spettacolo. Quando finalmente sta per arrivare ad un matrimonio (di solo interesse), è il fratello a costringerla a fare i conti con la realtà.
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