Regia di Giuseppe Bertolucci, Marco Tullio Giordana, Francesco Barilli, Giuseppe Tornatore vedi scheda film
Che siano quattro racconti di Tonino Guerra va benissimo: in effetti la materia narrata non è superficiale, anche se in un paio di episodi (secondo e terzo) pare un po' banale. Che i registi siano quattro ottimi nomi è una scelta altrettanto indiscutibile: Barilli è un po' una specie di infiltrato, ma ha nel suo curriculum collaborazioni con Bertolucci (l'altro, Bernardo) e Pietrangeli, percui non si tratta certo dell'ultimo arrivato. Ma già l'idea di unire assieme quattro storielle che nulla hanno a che fare l'una con l'altra, sebbene firmate dallo stesso autore, suona piuttosto stonata, particolarmente dopo una trentina d'anni che questo espediente viene utilizzato nel nostro cinema per arrivare a 'riempire' il tempo di un film; si intende dire: sono meglio centodieci minuti discontinui, frammentati in quattro storie indipendenti e dalle durate piuttosto differenti, o meglio un film solido e lineare, magari con varie storie che si intersecano, ma seguendo una linea logica comune a tutte? Il rischio di risultare un prodotto dispersivo e sconclusionato compare adottando la soluzione del mischione. Il cast vede qualche buon nome alternarsi in scena (Noiret, Marescotti, Ganz), ma anche elementi traballanti (Caselli, Muti, Braschi: paradossalmente è uomini contro donne): tutto troppo intermittente, irregolare. Dovendo scegliere, Tornatore-Noiret ed il loro Cane blu. 5/10.
Quattro episodi: un uomo inseguito da un pacifico cane con una macchia blu sul muso; un'anziana spia figlio e nuora che fanno sesso; una donna si divide fra due fratelli; nella Rimini vacanziera un uomo 'punta' una ragazza.
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