Regia di Anthony Mann vedi scheda film
Lo avevo visto in tenera età e mi era rimasto impresso lo spirito epico e soprattutto la figura di El Cid Campeador de Espana talmente forte e carismatico che riesce a smuovere il suo esercito solo con la sua presenza anche da morto perchè cavaliere senza macchia e senza paura, devoto al suo Re ma anche sensibile alle problematiche dei sudditi, una sorta di Robin Hood iberico in continua lotta con i mori invasori; non avevo grande memoria degli intrighi a corte e i doppi giochi fra i tre fratelli eredi del re di Castilla due dei quali si riveleranno essere avversari di El Cid e devo dire che la sceneggiatura è scritta molto bene tanto che in due ore e tre quarti di film la narrazione fila via liscia e il peso del lungo minutaggio non si sente.
Le avventure di Rodrigo Diaz de Vibar cavaliere spagnolo vissuto intorno all'anno 1000 erano una storia appetibile per Hollywood che veniva da due colossal famosissimi e acclamati come Ben Hur e Spartacus che però erano di ambientazione romana, credo che a qualcuno in California si accese la lampadina e se da una parte a Charlton Heston la star di Ben Hur venne affidato il ruolo del protagonista alla velocità della luce in cabina di regia venne posizionato Anthony Mann che era il designato per dirigere Spartacus ma fu sostituito da Kubrick dopo poche settimane per dissidi con Douglas che era a capo di tutto, dopo aver visto entrambi i film capisco che lo avevano scelto esplicitamente per le scene di massa dato che la cosa che più li accomuna sono le grandi sequenze di battaglia in cui furono impiegate migliaia di comparse tanto che El Cid è parecchio in alto in questa particolare classifica, con l'aiuto del leggendario coordinatore degli stunt Yakima Cannut che aveva fatto lo stesso per Ben Hur l'esperto regista di western riuscì a dare sfoggio della grande capacità di dirigere le scene di massa che non potè esprimere in Spartacus e se devo essere sincero le battaglie e i corpo a corpo in El Cid sono dei capolavori di grande cinema classico in cui si nota che quando Hollywood si metteva in moto i soldi uscivano e si vedono tutti sullo schermo: la finezza dei costumi e la cura dei dettagli delle armi per le scene in locations spagnole oltre a gli interni ricostruiti ad arte rendono questo film una meraviglia ed una rivincita per Anthony Mann.
El Cid fu campione di incassi in Italia nella stagione 61- 62 e ricevette consensi ovunque, a spingerlo verso il successo nei cinema fu la presenza in coabitazione forzata di due superstar come Heston e la Loren nei ruoli degli amanti tragici divisi dalla guerra e l'onore di un cavaliere, pare che la Loren non fu proprio trattata bene da Heston che era ormai un divo in gran forma fisica e già un po' pieno di ego, a riprese finite Heston si pentì e si scusò con Sofia Loren, ciò nonostante la loro professionalità e il grande lavoro della produzione li ha messi in condizione di rendere al meglio anche perchè erano nello splendore dei loro anni ed una delle scene che amo di più è quando si rincontrano dopo tanto tempo mentre lui è in esilio e passano la notte in un granaio: c'è un bellissimo dialogo, la Loren con i capelli castano scuri che sfumano su un abito verde sabbia, il giallo della paglia del grano intorno a loro, i movimenti della macchina da presa morbidi, bella fotografia, grande cinema che non si fa più.
La scrittura è articolata ma chiara, non è per niente banale e scarica diversi colpi di scena tanto che qualche personaggio merita una lettura più approfondita come la sorella manipolatrice dei due eredi al trono interpretata da Geneviève Page, forse l'avrei resa un po' più perfida ma magari avrebbe stonato farla andare sopra le righe visto che al tempo le donne non avevano voce in capitolo mentre è stata una piacevole sorpresa John Fraser nel ruolo di Alfonso il re fasullo di Spagna che ha molti punti in comune con il codardo re Giovanni di Inghilterra: oltre ad avere dei connotati simili le sue smorfie perfide nei primi piani mi hanno ricordato il Caligola di McDowell ed è bello anche il ribaltone del suo personaggio negativo per tutta la storia che si redime alla fine per la forza d'animo e la purezza di ideali espressi da El Cid.
L'ultima parte del film con l'assedio a Valencia dei mori è una cavalcata vera e propria verso il gran finale con incastonata la gemma del trapasso di Rodrigo dove Heston dimostra di essere un grande attore così come la Loren che deve solo tenergli bordone a sugello di un'accoppiata che magari a telecamere spente non funzionava ma dopo il ciak andava eccome.
La statua di EL CID a Burgos dove è sepolto nella sua cattedrale
Le verosimiglianze storiche vanno lasciate da parte basti pensare che il finale è una trovata di puro effetto che però accresce il mito come la sequenza cristologica che la leggenda racconta di un Rodrigo alle prese con un lebbroso immerso nelle sabbie mobili da lui salvato senza paura di contaminazioni perchè è dalla parte di Dio, analoga quindi quella in cui Rodrigo in esilio incontra un lebbroso di nome Lazzaro debole ed assetato e gli offre il suo orcio per bere ricevendo la sua benedizione.
La musica di Miklòs Ròsza è giustamente impregnata su strumenti epocali per non tradire il contesto storico del film ma determinante anche l'apporto del compositore spagnolo Carlo Savina che ha dato alle partiture le scale arabe che si accordano perfettamente con i venti di guerra provenienti dal nord Africa che si respirano nel film.
Gli darei il punteggio perfetto ma forse qualche difetto ce l'ha, rimane un bellissimo film epico su un personaggio che ultimamente è stato il protagonista di un paio di produzioni e se si esclude Ben Hur dei film con Heston è senza dubbio il mio preferito alla pari con i primi due episodi di Il pianeta delle scimmie e un western maledetto di Sam Pekimpah intitolato Major Dundee.
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