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#Manhole

Regia di Kazuyoshi Kumakiri vedi scheda film

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La recensione su #Manhole

di EightAndHalf
2 stelle

L’assurdità di #Manhole è cristallina e autoevidente, e il gusto di arrivare alla fine risiede unicamente nella gioia (se uno sta al gioco) di vedere fino a dove può spingersi.

Dopo un brindisi di addio al celibato coi colleghi d’ufficio, l’arrivista sciupafemmine Shinsuke cade in un tombino, in inglese “manhole”, ferendosi a una gamba. Il cellulare (evidentemente carichissimo) gli prende ottimamente a seconda delle necessità di script, e per questo riesce a contattare una sua vecchia amante rancorosa che decide di aiutarlo malvolentieri. Anche la polizia gli risponde, ma non gli crede immediatamente e ritiene tutto un’allucinazione da ubriaco. Mentre deve fare i conti con la ferita che peggiora e con dei liquami che stanno per riempire il tombino, Shinsuke - piuttosto che mandare foto di dove si trova per dimostrarlo alla polizia - decide di aprire un account su Pecker, innestando un fenomeno rapidissimo di viralità web, in cui, come in un Alternative Reality Experience, gli utenti cercano di aiutarlo per capire dove si trova. 

La storia va avanti, con un ritmo squinternato e che dire “poco sensato” sarebbe un eufemismo, fra stoccate horror e split-screen a corredo di commenti moralisti su Internet e sul fanatismo dei suoi surfer; mantenendo però, in tutto questo, un tono sottilmente predicatorio. Mentre il cellulare sopravvive a cadute, pioggia, liquami ed esplosioni come in un modello avanzatissimo di waterproof, la storia si biforca in spiegoni, identità fittizie, flashback ed altre improbabili amenità.

#Manhole si fa forte del suo commento cinico a personaggi discutibili e immorali per cercare di sopravvivere alla matassa di nonsense che lo attraversa, magari con l’alibi del ritmo semi-cartoonesco. Ma non è ben chiaro perché assistere a tali voragini di senso in un thriller su un singolo personaggio isolato, in cui il meccanismo della tensione dovrebbe passare dalla credibilità, o dall’utilizzo scenico sensato di tutti gli ingredienti che procura la scenografia. E invece il film prende la strada più intricata, senza una necessità stilistica precisa (o anche solo presente), sfidando la noia - poco appassiona se poco ha senso - e lasciando avviliti.

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