Regia di Anton Giulio Majano vedi scheda film
Vero e proprio cinema popolare - della "buona gente", così come, all'epoca, il calcio era il passatempo delle classi medio-basse - questo di Majano, l'inventore del teleromanzo (a partire dal suo esordio con "Piccole donne"), è un film corale di medio valore, che, senza approfondire troppo i suoi personaggi, fornisce un interessante e godibile quadretto d'insieme, che s'inserisce tutto sommato in quel filone che fu denominato "neorealismo rosa". Emergono alcuni attori sugli altri, come la giovane Maria Fiore e l'esperto Carletto Romano, nella gustosa figurina di uno scrivano che spera nel tredici al Totocalcio e, una volta azzeccati i risultati, alle sue modeste pretese di prima ("mi bastano trecentomila lire, cinquecentomila al massimo") comincia a sostituire pretese planetarie: la macchina, la villa, addirittura un circo equestre!
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