Regia di Marco Risi vedi scheda film
Marco Risi, figlio del grande Dino, maestro della commedia all’italiana (POVERI MA BELLI, IL SORPASSO, I MOSTRI, IN NOME DEL POPOLO ITALIANO), ha esordito al cinema come sceneggiatore del padre per poi esordire nel 1982 con VADO A VIVERE DA SOLO, pellicola costruita ad hoc sull’allora comico emergente Jerry Calà, in seguito sulla scia di quel cinema filovanziniano, paninaro e frivolo gira sempre con Calà protagonista UN RAGAZZO E UNA RAGAZZA e COLPO DI FULMINE. La svolta avviene nel ’87, grazie al produttore Claudio Bonivento e a RETEITALIA (braccio cinematografico della Fininvest), con SOLDATI – 365 GIORNI ALL’ALBA, un film sulla naja ben confezionato e interpretato da Claudio Amendola e Massimo Dapporto, fortemente debitore però del duro e drammatico MARCIA TRIONFALE di Marco Bellocchio. Nel ’89 Risi con Rulli e Petraglia sceneggia il libro scandalo di Aurelio Grimaldi MERY PER SEMPRE e con i professionisti Michele Placido e C.Amendola dirige benissimo uno stuolo di ragazzi presi dalle periferie di Palermo. Il successo del film apre la strada al neoneorealismo e a una serie di titoli impegnati e di prestigio per il regista: RAGAZZI FUORI, IL MURO DI GOMMA, NEL CONTINENTE NERO e IL BRANCO. Quest’ultimo presentato a Venezia ’94 innesca una lunga polemica perché giudicato un’apologia dello stupro, le accuse non del tutto meritate offuscano la stella di Marco Risi, il quale rimarrà fermo quasi quattro anni e non riuscirà più a riprendersi (fino alla recente resurrezione FORTAPASC). Dopo il trascurabile TRE MOGLI (2001) e lo sfortunato e impreciso MARADONA – LA MANO DE DIOS (2007), è approdato pure alla fiction con L’ULTIMO DEI PADRINI, la cattura di Provenzano con Placido protagonista. Eppure nel ’98 il regista e co-produttore dei suoi film e di altri colleghi con Maurizio Tedesco e la SORPASSO FILM gira uno dei suoi migliori lungometraggi. A metà anni novanta era esplosa la cosiddetta letteratura pulp o “gioventù cannibale” di alcuni giovani scrittori come Aldo Nove e Niccolò Ammaniti (i più rappresentativi), figlia del cinema di Tarantino e di certe riviste splatter americane. Il buon Risi decide di portare sul grande schermo L’ULTIMO CAPODANNO, tratto da FANGO una serie di racconti di Ammaniti (anche co-sceneggiatore), il più talentuoso di quegli scrittori ritenuti sbrigativamente effimeri all’epoca e oggi invece apprezzato autore di IO NON HO PAURA e COME DIO COMANDA (Premio Strega 2007). La notte di San Silvestro in sei appartamenti di un complesso residenziale della Cassia a Roma ci si prepara per l’ultimo dell’anno nei modi più inconsueti e trasgressivi. Un avvocato vaga per casa con borchie e tacchi a spillo, una donna tradita si vendica del marito nel peggiore dei modi, due ventenni si imbottiscono di erba e sniffano barattoli di solvente con imprevedibili allucinazioni visive, un gigolo di provincia si appresta a passare la serata con una contessa attempata e incartapecorita ma viene agganciato da un’assurda comitiva di amici meridionali, tre ladri burini si aggirano circospetti per il palazzo disquisendo di olive ascolane ed entrando in contatto con alcuni inquilini, una donna sola tenta il suicidio, un tranquillo travet con famiglia irreprensibile perde il self-control quando gli viene distrutta la sua amata auto d’epoca. Risi raccontando questa fauna di figuri di fine millennio coglie in pieno lo spirito beffardo, dissacratorio e irriverente dei romanzi pulp e lo applica alla commedia italiana spingendo l’acceleratore del grottesco e del surrealismo, eccedendo senza debordare, mantenendo una misura ed un’eleganza di stile proveniente direttamente dai geni paterni. Come l’illustre genitore conferma e dimostra una particolare predilezione per la direzione degli attori e qui le gare di bravura si sprecano: irresistibili i tre ladri interpretati dall’ex generico di Cinecittà Natale Tulli e dai pretelevisivi Giorgio Tirabassi e Ricky Memphis, la desnuda Monica Bellucci e il traditore Marco Giallini, il perverso Alessandro Haber, gli esordienti e già carismatici Claudio Santamaria e Max Mazzotta, il compianto Piero Natoli, l’aitante Beppe Fiorello e gli scatenati Gianni Ferreri e Adriano Pappalardo. Sottovalutato dalla critica e incomprensibile flop al botteghino, L’ULTIMO CAPODANNO grida vendetta da almeno dieci anni.
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